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Readiness 2030, l’Europa a un bivio

L’iniziativa della Commissione europea lanciata a marzo dalla presidente Ursula Von der Layen

Il progetto di formare un esercito comune europeo costituisce un interessante capitolo del rapporto fra i paesi dell’Europa occidentale. Il ritorno della guerra in Europa ha riportato al centro del dibattito pubblico europeo l’idea di un esercito comune. A distanza di settant’anni anni dalla Conferenza di Messina (1955-2025) – che pose le basi per la creazione della Comunità economica europea CEE – è possibile valutare il cammino compiuto e i risultati conseguiti. 

Lo “spirito” di Messina è ancora vivo oggi? L’Unione europea è nata per garantire la pace nel Vecchio Continente. Sarà disposta a difendersi dalle possibili nuove guerre? Nel 1954 si è fallito perché forse era troppo presto, se fallissimo ancora una volta ci accorgeremmo – probabilmente – che si è fatto troppo tardi.  Nel giugno del 1955 la città dello Stretto fu protagonista della “conferenza” che preparò i trattati di Roma (1957), vero punto di partenza verso la costruzione dell’Europa unita e tentativo, riuscito, di rilanciare il progetto d’integrazione che sembrava essersi arenato dopo il fallimento della Comunità europea di difesa (CED) un anno prima. Il commento di uno di essi fu: “Se non altro faremo del turismo”, in analogia all’Europa dei Sei che settant’anni fa raggiunse l’unione economica nonostante il fallimento di quella militare. Soltanto “la definitiva abolizione della divisione dell’Europa in Stati nazionali e sovrani e la creazione di un saldo Stato federale europeo potranno garantire la pace e il progresso dei popoli”.  Così nel 1941 Altiero Spinelli provava ad andare oltre gli orrori e il vuoto di speranza della Seconda guerra mondiale. La Conferenza di Messina ha rappresentato un successo sorprendente, si decise di sviluppare il percorso dell’integrazione economica come strumento per realizzare l’unione politica. Quella scelta portò in meno di due anni ai Trattati di Roma (1957), vero punto di partenza verso la costruzione dell’Europa unita.  E oggi l’Unione europea è pronta al riarmo? Il piano Rearm Europe (diventato poi Readiness 2030), iniziativa della Commissione europea lanciata il 4 marzo 2025 a Bruxelles dalla presidente Ursula Von der Layen, prevede intanto un massiccio piano da 800 miliardi destinato a potenziare le capacità militari del continente. Su una cosa il presidente Trump non cambia posizione dai tempi del suo primo mandato: l’Europa deve spendere di più per la difesa, non può continuare a dipendere dagli Stati Uniti. L’Unione europea è nata per garantire la pace nel Vecchio Continente. Sarà disposta a difendersi dalle possibili nuove guerre?

*Roberto Sciarrone, direttore responsabile di Verbum Press