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Il conflitto in Ucraina è già una guerra mondiale

In corso nel Mondo 59 conflitti, la triste conta, purtroppo, è ancora in corso

Nello scorso numero abbiamo parlato della tensione politica ai confini tra Russia e Ucraina, del possibile attacco russo, era il 15 febbraio, 9 giorni prima dell’invasione di terra ad opera delle truppe di Putin. Avevamo avvertito che la diplomazia europea e americana stava fallendo, rimbalzata dal muro di gomma creato ad arte, negli anni, dall’oligarchia di Mosca. Pochi però immaginavano quanto poi sarebbe accaduto. Analisti e politologi, esperti di geopolitica e non, pur “annusando” i prodromi di una imminente escalation bellica la ritenevano possibile nell’area circoscritta al Donbass. E invece no. La guerra è mutata raggiungendo dimensioni mai più viste in Europa dal 1945. Questi i fatti. 

Mentre scrivo è in corso il 44esimo giorno della guerra in Ucraina, gli Stati Uniti continuano a inviare armi a Kiev mentre Mariupol è quasi caduta nelle mani della Russia. Secondo il Pentagono Putin ha rinunciato alla conquista della capitale ucraina, questo potrebbe cambiare – di molto – le sorti del conflitto. Intanto secondo il sindaco Fedorov a Melitopol sono state rapite più di cento persone e si registrano due nuove esplosioni a Odessa. E mentre gli Usa impongono anche sanzioni nei confronti di due società statali di Mosca, Microsoft fa sapere di aver sventato attacchi di hacker russi nei confronti di Washington. Questa la cronaca.

La guerra russo-ucraina è già mondiale. Come affermato qualche giorno fa dalla direttrice del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva “guerra in Ucraina significa fame in Africa”. L’Ucraina e la Russia, come sappiamo, producono insieme quasi un quarto del grano mondiale, sfamando miliardi di persone in tutto il pianeta, per alcuni paesi dell’Africa rappresentano quasi il 90% delle importazioni di paesi come il Kenya, il Sudan, il Ruanda, l’Etiopia, la Somalia, già colpiti da siccità e conflitti armati interni di media e grande entità.  

E’ chiaro come la dipendenza dal mercato mondiale delle deboli economie africane – soprattutto delle materie prime – tenga un intero continente in apprensione.

L’aumento della fame e dell’instabilità nel continente africano è inevitabile, in Egitto – ad esempio – le riserve di cereali e la produzione nazionale basteranno solo fino a novembre. E poi? Questo il dilemma ulteriore da risolvere per i paesi dell’area e per l’Occidente, attento ai possibili risvolti politici e umanitari della possibile crisi del grano. La fuga di milioni di persone sta già mettendo grande pressione agli aiuti internazionali, distogliendo naturalmente l’attenzione dai grandi conflitti dimenticati che hanno ancora estremo bisogno di assistenza. 

Sono 59 i conflitti in corso nel mondo ad oggi, nello Yemen la situazione è molto critica, si “muore di fame” letteralmente. Poi la Nigeria, con più di mille morti dall’inizio del 2022, così come il conflitto tra il governo del Messico e i narcos, e poi la Siria, l’Etiopia, la Birmania, il Pakistan, il Congo, la Somalia, il Mozambico, Israele e Palestina. Si calcola che nei conflitti del XX secolo siano morti 191milioni di persone, soprattutto civili. E la triste conta, purtroppo, è ancora in corso. 

Il numero 12, che state sfogliando, vede in copertina l’opera di street art “Madonna di Kabul” di #LeDiesis, giovane collettivo di street artist, rigorosamente anonimo presente in diversi centri cittadini italiani con eroine strabordanti di emancipazione, indipendenza e consapevolezza.

L’opera ritrae Nicole Gee, la marine americana di 23 anni, caduta nell’attentato di Kabul dell’agosto scorso. Solo qualche ora prima aveva postato sul suo profilo Instagram una foto che la ritraeva mentre cullava un bambino afghano all’aeroporto. “Un’immagine che ci ha colpito molto per la tua intensità perché rappresenta il nostro restare umani anche nei momenti più drammatici. Per questo abbiamo rappresentato Nicole come una Madonna dei nostri tempi così dolorosi”. Così ci hanno raccontato #LeDiesis. 

Nicole Gee, così come tante donne ucraine, russe e dei 59 conflitti armati oggi presenti nel Mondo. Buona lettura. 

Roberto Sciarrone

Direttore responsabile di Verbum Press