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La Musogamia, Lorenzo Bernardo (Guida Editori, 2021)

La Musogamia, silloge poetica del casertano Lorenzo Bernardo, edita da Guida editori, è sicuramente un tentativo anacronistico di poetare, ma sincronico con il retaggio su cui si è fondata la poesia italiana. Tale raccolta poetica è un esperimento linguistico e metrico, ordito ora di sonetti, ora di carmi, lì dove nei carmi talvolta la terzina e l’ottava rendono la fatica dell’autore come una proposta di un desueto poetare che ormai pare, dal novecento all’oggi, ha visto una preponderante vittoria del verso libero, conquista questa che ha reso il lavorio dei poeti più vicino a quello del romanzo, così distaccandosi dall’impegno oserei dire civile che la poesia ha nei confronti del lettore, avido della fatica dell’autore. Or dunque, ‹‹La Musogamia›› è un impegno innanzitutto concretato nell’esposizione di un ermetismo filosofico tradotto in versi, che vede l’albore soprattutto nel canto in terzine di endecasillabi De umbris idearum, lì dove il Bernardo, riproponendo il titolo di un’opera di Giordano Bruno, riafferma il suo avito intento prima di tutto filosofico, nel senso di impegno civico verso il lettore, lì dove l’ordire poetico dell’autore casertano è anche un versare come adozione filosofica in divenire. Ora, è in questo canto filosofico, il De umbris idearum, ove si espone una neoplatonica cosmogenesi, teorizzata dal Bernardo medesimo sotto influssi dei più grandi maestri neoplatonici, prima di tutto il Bruno, cosmogenesi o cosmogonia che dir si voglia; che il Bernardo si propone filosofo-poeta, con le dovute distanze dagli aedi greci, tra cui Omero, sapiente, forse mago, e infine poeta, fino a giungere all’italico Leopardi. Però è in questo canto, narrante come la Tenebra, nel senso essenziale di increata fattura, status che condivide con l’ipostasi della Luce (e qui troviamo raffronti anche con lo spirito-fonte Acido di Bohme, che avrà una eco nella filosofia egheliana), or dunque come la Tenebra unendosi in connubio con l’emula Luce foggia il Lume, Lume come Luce sensibile e percepibile, la quale Ombra è la natura naturata mortale; ora asserivo è in questo canto che il Bernardo teorizza tutta la sua filosofia ermetica, non solo da un punto di vista della teorizzazione, ma anche lessicale, grammaticale ed espositiva del medesimo canto. Però, dicendo che ‹‹La Musogamia›› è solo un espediente per indottrinare il lettore a ciò che sarebbe stato più per uopo comprensivo scrivere come saggio, qui si fa un torto alla silloge medesima, ordita di un arazzo dove anche il forse ormai troppo, e lontano dall’intreccio poetico stilnovistico, amore è qui, ne ‹‹La Musogamia››, come un pragmatico sentimento comune, echeggiato da una paradigmatica eco mitologica, sì che le donne amate dal Bernardo, se non sempre, sovente sono dee e ninfe. Inoltre, preponderante nella raccolta poetica è il debito con i grandi del passato, da cui il Bernardo ha ineludibilmente attinto, e a cui dedica alcuni componimenti per marmorizzarne la memoria. Per tale qui si vedano le poesie al D’annunzio, al Rapisardi, al Monti, e a Laura come antesignana di quel Petrarca amato dall’autore casertano. Tra l’altro sulla medesima falsariga si ascrivono i carmi a Giordano Bruno, per cui il Bernardo, campano come il filosofo nolano, ha un profondo pathos amoroso, e a Raimondo Lullo, che il poeta immortala in un aneddoto della sua vita. Echi vi sono soprattutto, influenze, e raggianti Astri poietici dell’Islam nella Musa del Bernardo, una Musa islamica che nelle poesie ha una interminata brama di non posporre il suo dire ad altro volume, perché qui la sua mistica, la mistica islamica invero, si ritaglia uno spazio arato dal Bernardo con i tesi quali Il Semuru (l’araba fenice nella mitologia islamica), L’albero Tuba, ovvero la pianta del paradiso musulmano, Il corno di Israfil, La vergine Siddiqa, mentre La baccanta araba, A Zohra, La vergine di Allah e La vergine hamrà sono infine come un intreccio poetico tra paganesimo, Eros e poietica sacra. Altri poi sono i lignaggi lasciati dall’Islam in questa raccolta, come ad esempio L’aligero Buraq, Il Janna e altri testi che computano l’eredità della religione del Profeta sulla poetica del Bernardo. Imperiosa è anche la politica in questa raccolta, che non esclude nessun palco dall’anfiteatro della storia, cogliendone ogni accenno civile, sì che il Bernardo passa dalle ottave in onore di Giuseppe Pinelli, al carme per la memoria di Franca Barbier, repubblichina, per narrare che il sentire umano, l’Idea come massima espressione del mortale accomuna la Storia che non deve essere relativa. E non deve neanche essere oscurante e immemore, sì che per questo vi sono poesie per ricordare le atrocità di Abu Ghraib, e anche testi sulla persecuzione, secondo il Bernardo, a danno dei palestinesi, con poesie che ne trattano il ricordo e la forza di non obbliare il presente per un passato incircoscritto e non più incircoscrivibile agli atti di Clio, la Musa della Storia, e quindi fatale. Toccante è per questo il sonetto 12 Agosto 1949, in cui si narrano le angherie subite da una bambina palestinese agli albori della Nakba. È qui che il raffronto con la Shoà ha il suo culmine, lì dove in Anna Frank poté, può e deve la memoria, qui non fu e non è ancora. Infine pur bisogna dire che si erge in questa silloge un forte richiamo alla Nazione, all’Italia che poteva essere e che non è stata, e che nel canto in terzine La Capitale ha la sua massima espressione. Per concludere, parlare de ‹‹La Musogamia›› non è facile, sia per la comprensione per un volume così ostico, visto il lessico arcaico che può apparire al lettore odierno inutilmente desueto, sia perché la metrica ne compromette la fluidità, ma lì dove la poesia ebbe per questo lessico le sue radici, qui il Bernardo rubando come ombra la luce ne ricalca umilmente l’avita grandezza che non è più della poesia italiana.

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