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Marco Perillo, Le incredibili curiosità di Napoli

Abusare delle donne è vizio antico. Già nella Napoli angioina, quella frequentata da Petrarca e Boccaccio, il corteggiamento era aulico e gentile soltanto nelle opere letterarie. In strada molestie e stupri erano frequenti e, in particolare, diffuso era il fenomeno del ratto delle fanciulle, tanto che re Roberto tentò di arginarlo con un editto emanato il 26 Ottobre 1332. A ricordarlo è Marco Perillo, giornalista, narratore e cultore della storia di Napoli nel recente volume Le incredibili curiosità di Napoli (Newton Compton Editori, 2020). In particolare, egli riporta come nel testo si facesse divieto a tutti gli uomini, celibi o ammogliati che fossero «d’involare, rapire o baciare, di giorno o nottetempo, in pubblico o in privato, qualsiasi vergine e pulzella, donna maritata o vedova», e si minacciasse come pena la confisca dei beni. Ma non c’era soltanto questo. Nello stesso documento si faceva riferimento anche a «giovani lascivi e violenti» che «accesi dal fuoco del desiderio e dominati dagli impulsi della voluttà carnale, circuiscono talora ragazze imprudenti e ingenue con sguardi impudichi e disonesti, davanti alla porta di casa». Insomma, molestie d’ogni tipo. Come quelle esposte da Giovannella Di Gennaro, già moglie a Nicola Piscopo, in una supplica al sovrano del 22 Giugno del 1335. Ella lamenta che il notaio Giacobello Fusco, «tentando con ogni mezzo di attuare i suoi colpevoli desideri, non cessa d’importunarla giorno e notte. Passa davanti o di fronte alla casa dove abita, cantando e facendo cantare a suo oltraggio e vergogna delle cantilene». E, se poi gli accade d’incontrarla per via, si «lascia andare a insulti e non ha tema di sputarle ignobilmente addosso».   

E poi, ci sono Michelangelo Merisi da Caravaggio e Carlo Gesualdo, principe di Venosa. Lo straordinario pittore figlio di genti meccaniche e l’aristocratico talentuoso musicista, accomunati dal fatto di essere entrambi artisti e, in vario modo, assassini. Di loro Marco Perillo scrive: «Appare abbastanza plausibile che durante il suo lungo soggiorno napoletano Michelangelo Merisi fosse venuto a conoscenza della vicenda del grande musicista assassino, nella quale dovette non poco immedesimarsi, tanto da renderle un tacito omaggio», raffigurandolo nel personaggio dell’aguzzino di Gesù, presente sulla parte destra della famosa Flagellazione di Cristo.

Sono questi soltanto due delle tante curiosità che si possono leggere nel godibile volume di Marco Perillo. Tra le tante altre apprendiamo che Napoli nel 1832 era ritenuta la città più pulita d’Europa; che Napoli conserva il battistero paleocristiano più antico di tutto l’Occidente; che un tempo si faceva il presepe anche a Pasqua; che alcune scurrilità del dialetto napoletano hanno radici antichissime, risalenti a oggetti dell’antica civiltà romana. 

Quello seguito da Marco Perillo è, dunque, un procedimento conoscitivo che muove da frammenti, da piccoli indizi, aneddoti e fatti minuti quali palinsesti della grande Storia e, come tali, in grado di restituirci davvero il sapore autentico delle nostre radici.   

*Raffaele Messina, scrittore

Raffaele Messina