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Messina e il pescestocco, un legame storico dal respiro internazionale

Gli studiosi della dell’alimentazione, e in particolare quelli attenti alle dinamiche degli scambi internazionali tra cibi, saperi e sapori, possono trovare preziosi riferimenti nel libro di Antonino Sarica Lo stokkfisk venuto dal gelo. Della cultura del pescestocco a Messina, pubblicato da Edas. Il volume è stato al centro di una puntata della rubrica di Radiuno “Radio di Bordo” (con l’autore,M. Romeo, S.Di Giacomo) e sarà al centro di un incontro a maggio a Roma.Il tema del legame tra l’area dello Stretto e il merluzzo è anche al centro di un saggio dello storico Roberto Sciarrone.
Giornalista culturale, studioso di cultura popolare, bibliofilo, autore dei volumi su Messina greca, sulle filastrocche messinesi e sul “cucinare in riva allo Stretto”, Antonino Sarica da tempo approfondisce il tema delle tradizioni gastronomiche locali e dei piatti rituali. Lo stokkfisk venuto dal gelo permette di dare il giusto rilievo ad una pagina significativa del nostro patrimonio antropologico e sociale legata al “pescestocco alla missinisa”, che ha protagonista il sugo della ghiotta, dal forte sapore mediterraneo (salsa di pomodoro, olive salate, cipolle, capperi, olio).
Un piatto popolare e antico che, come evidenzia nella prefazione Riccobono, rappresenta la “commistione policroma e specifica” tra la nostra cultura isolana marittima e quella del Nord Europa, della Norvegia e alle Isole Lofoten, da dove ancora oggi giunge il merluzzo salato più pregiato, creando così un flusso mercantile e gastronomico davvero “prelibato” e “glocal”, che ha da sempre unito lo Stretto al mondo internazionale.
Il libro vuole rendere il giusto omaggio ai “brandelli superstiti delle consuetudini culinarie” del nostro territorio, riportando notizie storiche sull’arrivo del merluzzo in Italia, sull’”arte di ammollare” il pesce e alcune ricette della madre, Maria Triolo Sarica: una decina di piatti in cui il pescestocco trionfa con i suoi sapori genuini e le varianti, che ne hanno da sempre fatto un piatto prelibato, tipico delle “putie di manciare” e delle “storiche trattorie messinesi”, in particolare sulla mitica “Don Fanu”, di cui Sarica, da autentico reporter-ricercatore sul campo, riesce a rintracciare, grazie anche alle informazioni fornite dal nipote Imbesi, le notizie storiche, pubblicando anche la rara immagine del fondatore, Epifanio Fiumara (1865-1939), detto Don Fanu, il cui pescestocco a ghiotta divenne “proverbiale” nella sua trattoria della piazzetta di via Risorgimento che i messinesi riconoscono ancora come la “sua” piazza. L’attività fu continuata dalla moglie e dal figlio Giovannino fino ai primi degli anni’60, lasciando in eredità i sapori unici della sua “ghiotta”, di cui viene pubblicata la ricetta originaria.
Citata anche Don Petruzzu all’Opera (di cui esiste una rara foto degli interni di A.Borda Bossana), la trattoria storica che si trovava alla Marina e poi ai Catalani.Tra le chicche del libro di Sarica, ricordiamo anche la sezione finale sul “pescestoccoin versi”, con poesie e sguardi della compianta Maria Costa (“u piscistoccu p’u veru missinisi era cosa pi davvero prillibata… pi ‘ntichi era trisoru”), di Gianni Augurio, Pippo Bonaccorso, Felice Currò e Mico della Boccetta.

*Sergio Di Giacomo, giornalista Gazzetta del Sud

Sergio Di Giacomo