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Pennuti in prima

Batte le ali dalle dodici alle ottanta volte al secondo, riesce a volare anche a 110 km orari. Nonostante sia il pennuto più piccolo del mondo, il colibrì è molto forte e resistente. A volte, seppur in movimento, sembra fermo e saldo in aria. In natura raramente capita di poterlo osservare in questa posa così da vicino come accade ora virtualmente in libreria, grazie alla somiglianza di due copertine di altrettanti romanzi appena pubblicati. 

In ordine di uscita: “Capacità Vitale” di Francesca Scotti (Bompiani) e, a un paio di mesi di distanza, “Il colibrì” di Sandro Veronesi (La Nave di Teseo). 

Perché questo posto privilegiato per un uccellino tanto minuto? Sulla prima pagina di Veronesi è nero, in posizione centrale, quasi un tratto grafico che sembra spennellato con un acquerello nero. 

È proteso verso l’alto, con il lungo becco all’insù, le ali aperte all’indietro e la coda verso il basso che si avvicina al logo della casa editrice in un elegante equilibrio su quell’aria gialla, di un tono poco acceso, che è lo sfondo della cover. 

Ci sono delle interferenze grafiche, quasi impercettibili righe bianche verticali, sfumature, che però non impediscono al colibrì di restare in aria, proprio come quando si sofferma in questa posa per succhiare il nettare dai fiori. Ma qui però non ci sono pollini a nutrirlo, è un equilibrio universale quello inscenato sulla pagina. In alto, un po’ più a destra, il titolo, poco più su il nome dell’autore e ancora più in alto la specifica promozionale: “Dall’autore di Caos Calmo”. 

La descrizione sull’aletta chiarisce subito il significato metaforico del gioco semantico e grafico in relazione alla trama del libro: “Marco Carrera, il protagonista del nuovo romanzo di Sandro Veronesi, è il colibrì.” “Il” colibrì, non “un” colibrì.

Un esempio puntuale, dunque, come quello che anche l’ornitologia suggerisce: “la sua è una vita di continue sospensioni ma anche di coincidenze fatali, di perdite atroci e amori assoluti. Non precipita mai fino in fondo […]”.

Se la copertina del libro pubblicato da La Nave di Teseo annulla del tutto l’incredibile varietà cromatica del piccolo uccello tipico del Sudamerica, quella di Francesca Scotti, invece, ne restituisce tutta l’intensità, ampliandola e valorizzandola grazie ad un altrettanto sgargiante sfondo fucsia. Così il pennuto brilla di colori sgargianti sospeso in alto al centro della pagina, sorvolando leggero il nome dell’autrice e il titolo. L’iconografia scelta in questo caso non è una scelta scontata – e forse come per Veronesi quasi obbligata – rispetto ai contenuti. Si intuisce che va ricercata nella vitalità evocata dal titolo. In effetti nell’immaginario comune il volatile ha anche uno stretto rapporto con la vita e con la luce, proprio grazie all’intensità del suo cromatismo. La frase in quarta crea un legame tra l’aria che dona equilibrio al pennuto (e alla protagonista) e l’acqua che viene presentata quindi subito come un altro elemento centrale della trama. Perché “Adele non sa cosa cerca nel profondo del mare né sa se mai lo troverà”.

In fondo, si sa, i pennuti in copertina sono piuttosto cari all’editoria italiana che con Rizzoli nel 2013 accoglie di buona grazia la scelta dell’editore originale per “Il cardellino” di Donna Tartt, best seller internazionale. E, in contemporanea col cardellino, usciva anche il pennuto bianco di “Nel vento” di Emiliano Gucci (Feltrinelli), cover quasi identica a quella di “Aforismi e magie” di Alda Merini, che però era del 1999 (BUR). Mondadori per il Premio Strega 2012 aveva scelto due pappagalli per la copertina di “Inseparabili” di Alessandro Piperno.

Elogio delle piume, verrebbe da dire, della leggiadria e dell’equilibrio.

*Valentina Notarberardino, professionista della Comunicazione.

Valentina Notarberardino