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Gianni Rodari, i diritti dei bambini a 30 anni dalla Convenzione ONU

Chieti, 28 novembre 2019

Ho preso parte questa mattina al Convegno su Gianni Rodari e i diritti dei bambini e delle bambine a 30 anni dalla Convenzione ONU, convegno intitolato: “ Ci sono cose da fare ogni giorno”  che si è svolto presso l’Auditorium del Rettorato, Università “ G. D’Annunzio” di Chieti. Relatori d’eccezione e argomento molto interessante. Gianni Rodari è stata una figura poliedrica: grande intellettuale, poeta, pedagogista, scrittore e saggista, maestro di capovolgimenti parodici, ironici, di rovesciamenti, cosa che fa con grande profondità e originalità, un letterato nel senso tradizionale ma anche persona molto attenta alla dimensione della cultura popolare, definita un mondo alla rovescia che va in senso contrario. Il mondo capovolto, nella cultura popolare va verso l’utopia, va verso un sogno: il coraggio di pensare in modi diversi. Grande è il potere attribuito da Gianni Rodari alla parola, alla narrazione, alla relazione narrativa, tra adulto e bambino, potere emancipativo, trasformativo. Questo è il tema della giornata che si è cercato di esplorare. Il titolo del convegno:

“Ci sono cose da fare ogni giorno” è il primo verso di una poesia di Gianni Rodari che si conclude così: “Ci sono cose da non fare né di giorno né di notte, né per mare né per terra, per esempio la guerra”. 

Il primo verso ci ricorda l’approccio di Gianni Rodari all’educazione, all’idea dell’infanzia che lui teorizza. In effetti Gianni Rodari ci lascia una teoria dell’infanzia portatrice di diritti: il bambino completo, il bambino integrale, il bambino competente, intelligente e critico, il bambino creativo. Il rapporto dell’adulto con l’infanzia è un rapporto critico, problematico. Rodari riflette spesso su questo e nel 1967 scrive che la cosa più difficile da imparare è il rispetto del bambino: rispetto per ciò che è, per ciò che diventa, per i suoi limiti, per i suoi slanci. 

E’ così facile ingannarlo, mortificarlo, metterlo a posto. Dice Rodari che è una di quelle materie che non si può studiare una volta per tutte. Ecco perché ci sono cose da fare ogni giorno. Non dobbiamo mai smettere di interrogarci come educatori per quale sia il modo più giusto di assecondare la volontà di crescere del bambino. Rodari insiste sulla novità del bambino.Ogni bambino è diverso, ogni bambino ha caratteristiche specifiche. Certo ci sono dei tratti costitutivi dell’infanzia su cui Rodari riflette: la disponibilità al gioco, la creatività, la socializzazione ma poi il bambino va calato nel suo contesto storico-sociale e così le sue disposizioni naturali vengono potenziate. Di fronte al fatto che l’infanzia è sempre un tratto nuovo, dunque, non sono possibili schematismi, dogmatismi, ideologismi, catechismi di alcun tipo. E’ necessario mettere sempre tutto in discussione. La scuola su misura non esiste, non c’è una formula universalmente valida. In questo rapporto che continuamente si rinnova, il ruolo dell’adulto è quello di trasmettere grandi passioni, una lettura della realtà che spinga il bambino alla riflessività, a non accontentarsi della realtà così com’è. Il bambino ha bisogno di prendere parte a cose più grandi di loro, dice Rodari, i bambini hanno bisogno di partecipare, di uscire dal contesto della famiglia. Educare significa prepararli a partire e per un genitore educare significa mettersi in secondo piano, abbandonare il protagonismo e l’autoritarismo.

I figli non si capiscono una volta per tutte ma bisogna continuare a studiarli. L’idea di creatività del bambino creativo di Gianni  Rodari è un’idea di emancipazione da ogni forma di subalternità sia rispetto all’adulto che rispetto alle prospettive future. Formare bambini creativi significa formare futuri cittadini in grado di dire dei No. La creatività è educazione della mente, educazione alla divergenza e quindi alla problematizzazione continua della realtà.

*Marilisa Palazzone, docente, scrittrice, avvocato.

Marilisa Palazzone