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Verso Marte, e il futuro

>> bolle spaziali

È affascinante pensare che, mentre noi proseguiamo la nostra vita qui sulla Terra, lo spazio intorno a noi è popolato dagli astronauti abitanti la Stazione Spaziale Internazionale e da moltissime missioni senza equipaggio, dirette verso punti diversi dell’Universo a noi raggiungibile.

Uno degli obiettivi più ambiti di sempre, dopo la Luna, è il “pianeta rosso”, Marte. Il motivo è semplice da capire: è il più vicino a noi (225 milioni di km, in media), è il più simile alla Terra (dimensioni simili, periodo di rotazione praticamente identico) ed un errore di traduzione dall’italiano all’inglese, che ha fatto pensare che lì ci fossero dei canali scavati dall’uomo e, quindi, che ci fossero i “marziani”. Capite che da qui, la fantasia ha avuto vita facile. Per questo motivo, dagli anni ’60, in cui iniziò la “corsa allo spazio” tra America e ex Unione Sovietica, ed oggi, arriviamo a più di 20 missioni inviate sul nostro gemello arrugginito (ebbene sì, questo è il motivo per cui Marte è rosso!).

Tra queste, proprio lo scorso Luglio, ben tre hanno iniziato il loro viaggio verso il “pianeta rosso”: Al-Amal, degli Emirati Arabi Uniti (Mohammed Bin Rashid Space Center), Tianwen-1, della Cina (CNSA), e Perseverance, dell’America (NASA). Non è un caso che siano partite tutte più o meno nello stesso periodo (entro due settimane). Proprio questo Luglio, infatti, si è aperta la “finestra di lancio” per Marte, il periodo più propizio per inviare una missione verso un obiettivo, con meno manovre possibili, quindi con meno carburante, quindi con meno soldi.  E per il pianeta rosso, questa finestra si apre ogni 780 giorni circa…Ciò significa che, se le sonde non fossero riuscite a partire nelle date previste, avrebbero dovuto aspettare circa altri due anni per poterci provare di nuovo. E, purtroppo, questo è quello che è successo alla missione Europea “Exomars 2020”, a causa di alcuni problemi durante gli ultimi test e, ovviamente, del COVID19.

Il 19 Luglio, è partita per prima la sonda Al-Amal, “Hope” per gli amici. Essa è il motivo per cui è stato creato il primo centro spaziale degli Emirati Arabi Uniti, su richiesta dello stesso governo. Ha lo scopo di capire come il pianeta abbia perso, col tempo, la maggior parte della sua atmosfera (la sua pressione atmosferica è più di 100 volte minore di quella Terrestre). Prevede, infatti, un orbiter che girerà intorno al pianeta alla distanza maggiore di sempre (circa 40000 km), in modo da poter avere una visione completa di Marte durante l’alternanza giorno-notte e durante l’alternanza delle stagioni. I risultati che otterrà questa missione saranno pubblici e utilizzabili da chiunque voglia capirci qualcosa. E, credetemi, nella ricerca questo non è affatto banale.

Il 23 Luglio, è stato il turno della Cina con Tianwen-1 (“verità celesti”). L’agenzia spaziale cinese, la CNSA, è stata la prima a far atterrare una sonda sulla faccia nascosta della Luna e ha intenzione, con questa missione, di ottenere un nuovo record: inviare, con successo, sul pianeta rosso, un orbiter (per girare intorno al pianeta), un lander (per atterrare sulla superficie) ed un rover (per girovagare e raccogliere campioni)! Soltanto la sonda sovietica Mars 3 ci ha provato, nel passato, senza successo. Se dovessero riuscire nell’intento, la Cina sarebbe il secondo paese, dopo gli USA, ad avere un rover su Marte. Eh sì, tutti i “robottini” là sopra sono americani… per adesso!

Ultima, ma non ultima, il 30 Luglio è partita la missione “Mars 2020”, della NASA, con a bordo il rover “Perseverance”. Lo scopo di questa missione è quello di studiare tutte le possibili tracce lasciate da eventuali forme di vita (batteriche) presenti, nel passato, sul pianeta. Motivo per cui, il luogo di atterraggio sarà il cratere Jazero, un ex bacino lacustre molto antico (3.5 miliardi di anni circa), nel quale sembra defluire il delta di un fiume, ormai prosciugato. Questo rover è costruito in modo del tutto simile al rover Curiosity, sempre della NASA, arrivato su Marte nel 2012, e che ancora ci invia molto importanti. Ci sono, ovviamente, alcuni miglioramenti, come nella struttura degli pneumatici, nella presenza di molta più strumentazione (per esempio, 23 telecamere diverse, microfoni per catturare i suoni del pianeta, trapani per lo studio delle rocce) e nella velocità “di crociera” maggiore (da 90 m/h a 150 m/h). Inoltre, Perseverance sarà alimentato da un generatore termoelettrico a radioisotopi, cioè avrà energia elettricamente e non dai soli pannelli solari: questo significa che potrà inviare dati anche di notte e anche durante le temibili tempeste di sabbia, una delle quali ha decretato la fine della missione NASA Opportunity nel 2019.

Di queste tre missioni, l’unica di cui hanno parlato tutti i media è, però, soltanto la terza. Uno dei motivi principali è che l’America, nel farsi pubblicità, è imbattibile! Riesce a coinvolgere sempre tutto il mondo, in un modo e nell’altro e, come detto in un mio articolo precedente, in questo (e forse solo in questo) dovremmo davvero prendere esempio da loro. Per capirci, il nome “Perseverance” è stato scelto da un ragazzo del liceo, Alexander Mather. A parte questo, però, il rover della NASA ha davvero qualcosa in più rispetto alle altre due missioni: guarda verso il futuro. Lo strumento MEDA (Mars Environment Dynamic Analyzer) analizzerà intensità e direzioni dei venti, grandezza del pulviscolo atmosferico e temperatura dell’aria, in modo da raccogliere dati utili per le future missioni umane. MOXIE (Mars Oxygen In-situ resource utilization Experiment) è stato creato per provare a generare ossigeno dall’anidride carbonica presente nell’atmosfera marziana, fondamentale per poter creare aria respirabile per noi esseri umani e carburante per viaggiare avanti ed indietro dalla Terra. Poi c’è “Ingenuity” (“ingegno”, altro nome scelto da dei ragazzi), un drone che ha, come unico scopo, quello di testare la possibilità di analizzare Marte volando, piuttosto che “camminando”. Potrebbe aprire le porte ad un nuovo modo, più efficiente e rapido, per l’esplorazione planetaria. E per finire, Perseverance aprirà le porte alla “Mars Sample Return Mission”, missione collaborativa tra NASA ed ESA, America ed Europa, per raccogliere campioni di suolo marziano da poter analizzare, senza contaminazione, qui sulla Terra. Perseverance è fornito, infatti, di 43 tubi in Titanio capaci di conservare i campioni di suolo marziano raccolti per svariati anni finché, con la suddetta missione, non andremo a recuperarli. Come? Mandando una sonda, che lascerà un lander, che lascerà un rover, che raccoglierà i campioni per metterli su un razzo, che partirà dal pianeta e si aggancerà con un orbiter, che tornerà sulla Terra. 

Nonostante quello che state pensando tutti è “che al mercato mio padre comprò!”, ricordiamoci che, nonostante facciamo tanti danni e creiamo tanti problemi, noi esseri umani siamo anche in grado di fare grandi cose. E lo spazio ne è una dimostrazione.

*Martina Cardillo, astrofisica

Martina Cardillo