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La nostra Stella Polare non è sempre stata la Stella Polare [Bollicina Spaziale]

La stella Polare sta sempre lì, ferma, a indicarci il Nord, senza stranezze. O almeno, così ci illudiamo che sia

Tutti noi abbiamo bisogno di certezze nella nostra vita, di punti fermi che ci permettano di orientarci e “ritrovare la bussola”, come si suol dire. Soffermandoci sul senso letterale di questo modo di dire, il cielo è stato la prima mappa che mai abbiamo usato noi esseri umani per trovare la giusta direzione. D’altronde, le costellazioni le abbiamo “create” proprio con questo scopo, per avere dei punti di riferimento (postilla: le costellazioni sono solo “immagini” inventate dall’uomo ma le stelle che ne fanno parte non hanno alcun legame tra loro). In questa mappa meravigliosa che è il cielo, una stella in particolare ha sempre avuto un ruolo fondamentale, quello di indicare esattamente il Nord: la Stella Polare. 

Mappa presa da Google Sky Map. Il trucchetto per trovare la Stella Polare osservando il cielo anche dalla città: Cassiopea e Orsa Maggiore sono i nostri fari.

Polaris, anche detta Mismar (in Azerbaigian) o Pih Keih (nell’antica Cina) o Grahadhara (nell’India del Nors), si trova a circa 430 anni luce dal nostro Sistema Solare (la sua luce impiega 430 anni per raggiungerci), ha una massa pari a circa 4 volte e mezzo quella del Sole e, al contrario di come si potrebbe pensare, non è affatto la stella più luminosa del cielo. Per esempio, la stella Sirio (la più luminosa del cielo notturno) è circa 3000 volte più brillante. Polaris ha una “magnitudine apparente” (la luminosità percepita dal nostro occhio qui sulla Terra) pari circa a 2 e una stella è tanto più visibile tanto più la magnitudine apparente è negativa. Per capirci, il Sole ha una magnitudine apparente pari circa a -27! Conseguentemente, individuare la nostra Stella Polare in cielo non è semplicissimo a meno di conoscere qualche trucchetto. Il più diffuso e semplice è il seguente: 1.aspettate che scenda la notte; 2. individuate la costellazione Cassiopea (la grande W in cielo); 3. Individuate la costellazione dell’Orsa Maggiore o Grande Carro; 4. congiungete la linea che parte dalla punta centrale della W a quella che prolunga il lato anteriore del Grande Carro; 5. il punto in cui si incontrano è proprio dove si trova Polaris (guardate nella figura). Magari provateci stasera, nuvole permettendo.

Molto bene. A questo punto, però, dovrebbe essere sorta in voi una domanda: Polaris indica il Nord, ed è sì un punto di riferimento ma solo per noi che siamo nell’emisfero Nord. Ma come fanno a orientarsi nell’emisfero Sud? Ovviamente anche loro hanno un “punto di riferimento” preciso; purtroppo la loro stella polare, “Sigma Octantis”, è una debolissima stella della costellazione dell’Ottante, a circa 270 anni luce da noi, quindi più vicina di Polaris, ma meno luminosa, con magnitudine apparente pari a circa 5.5, praticamente invisibile a occhio nudo. Per questo motivo il punto di riferimento nell’emisfero Sud è la costellazione chiamata “Croce del Sud” che è meno a Sud di Sigma Octantis ma si fa quel che si può (guardate la Figura).

Mappa del cielo presa da google Sky Map. Nell’emisfero Sud, la stella polare è “Sigma Octantis” che però è molto debole. Di conseguenza, il punto di riferimento del cielo del Sud è la costellazione “Croce del Sud”.

Come mai sono proprio queste due stelle, Polaris e Sigma Octantis, a rappresentare il Nord e il Sud per la nostra Terra? Il motivo in realtà è molto semplice: il nostro bel Pianeta gira attorno a un asse di rotazione e quest’asse è inclinato di 23,27° (e la sua inclinazione è il motivo per cui abbiamo le stagioni, ma questa è un’altra storia): come è ben evidente nell’ immagine affascinante che introduce questo articolo, se restassimo a osservare il cielo per tutta la notte ci accorgeremmo che tutte le stelle sembrano girare tranne Polaris a Nord e Sigma Octantis a Sud. Questo perché il nostro asse, con i suoi due estremi, punta esattamente verso queste due stelle. O meglio, punta verso queste due stelle oggi, in quest’epoca che stiamo vivendo.

Eccoci arrivati al punto cruciale di questo articolo. 

Le forze gravitazionali della Luna e del Sole influenzano la rotazione della nostra Terra e non solo sono la causa del lieve rigonfiamento del nostro pianeta all’equatore ma è come se giocassero a “tira e molla” con l’asse terrestre, facendogli compiere un suo moto proprio, chiamato moto di precessione. Per immaginarlo, pensiamo di mettere una matita sulla sua punta a Nord: se aspettassimo il giusto tempo, precisamente 25 772 anni (il periodo di questo moto di precessione), vedremmo disegnarsi in cielo un cerchio perfetto (guardate la Figura). Ma ragionando sull’orientamento e sulle stelle, questo implica qualcosa di molto importante: in epoche storiche diverse, l’asse terrestre ha puntato e punterà verso stelle diverse. Se oggi, negli anni 2000, sta puntando Polaris, nel 13700 (per esempio), punterà VEGA (molto più luminosa di Polaris, magnitudine apparente 0.03).

Rappresentazione del moto di precessione del nostro asse terrestre tramite il cerchio che disegnerebbe nel cielo se solo avesse una matita. I numeri in giallo sono gli anni, in verde le costellazioni. Nel nostro secolo, l’asse punta verso Polaris, nell’Antico Egitto (3000 A.C.) puntava verso Thuban, e nel 13700 circa D.C. punterà verso Vega.

Andando indietro nel tempo, invece, per esempio all’epoca degli Antichi Egizi (3000 A.C. più o meno), troviamo che la stella puntata a Nord dall’ asse terrestre, cioè la Stella Polare “egizia”, era Thuban (magnitudine apparente di circa 3.67), una delle stelle della Costellazione del Dragone. Pensate, infatti, che una delle ipotesi che fu fatta per spiegare l’allineamento perfetto delle Piramidi fu proprio che venne utilizzata questa Stella come riferimento (ipotesi proposta dall’astronomo inglese Charles Piazzi Smyth e sostenuta dall’egittologo Heinrich Karl Brugsch). Questa teoria fu poi scartata ma resta il fatto che Thuban, per gli Antichi Egizi, aveva un significato davvero profond, vista la sua “posizione fissa” in cielo: rappresentava, infatti, la porta attraverso cui il loro Faraone sarebbe entrato nel Regno Celeste e il “chiodo” che reggeva tutti i cieli (essendo l’unica stella “fissa” del cielo). La Piramide più grande delle tre della piana di Giza, quella di Cheope, fu costruita in modo tale che il passaggio sotterraneo centrale fosse centrato proprio su Thuban, in modo che essa fosse sempre visibile dal Faraone morto.

Pazzesco vero? 

L’Universo non smette mai di sorprenderci e ci fa capire quanto quelli che spesso noi consideriamo punti di riferimento, siano in realtà mera illusione (e qui potremmo fare un articolo lungo tutto il numero di Verbum Press unendo scienza, filosofia, antropologia, politica ecc ecc… Ma non lo faremo). 

Le tre Piramidi di Cheope, Chefren e Micerino con il cielo visibile nell’Antico Egitto. E’ evidente il collegamento tra la Piramide di Cheope e la stella polare di allora, Thuban. Credits: Crystal Link. https://osr.org/blog/kids/thuban-ancient-north-s

D’altronde però, per quanto illusioni, questi punti di riferimento esistono per la nostra mente e, se scaltra e aperta, essa sa sfruttarli e utilizzarli nel modo migliore: la cosa fondamentale è sapere dove si trovi la linea tra illusione e realtà e saperla distinguere.

Fonti

https://www.storicang.it/a/le-piramidi-porte-per-le-stelle_14795

*Martina Cardillo, astrofisica

Martina Cardillo