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Donato Cocco, il ricordo del primo deputato di Chieti al Parlamento Subalpino

Donato Cocco nasce a Sant’Eusanio del Sangro, in provincia di  Chieti, l’11 giugno del 1798 da Filippo Cocco e Chiara Rosati.

Dopo  aver concluso I suoi primi studi nel paese natìo, si trasferisce a Napoli dove consegue la Laurea in Giurisprudenza. E’ tra gli allievi prediletti di Nicola Nicolini  che sarà il primo presidente della Corte di Cassazione del Regno di Napoli. Nel corso degli studi universitari, Donato Cocco ha modo di stringere amicizie con alcuni esponenti dei moti carbonari napoletani e aderisce al movimento di Guglielmo Pepe, generale patriota e storico dell’esercito del Regno delle Due Sicilie.  Subito dopo essersi laureato in Giurisprudenza  viene nominato giudice a Pratola Peligna in provincia de L’Aquila . Contribuisce alla elaborazione dei Codici del 1819 con particolare riguardo per il Codice Penale e per quello di Procedura Penale. È docente di Diritto e Procedura Penale presso l’Università di Napoli e tra il 1841 e il 1848 viene nominato  Ministro senza portafoglio. Sposa in prime nozze Clorinda Ricci, della famiglia dei baroni Ricci di Casoli, la quale muore subito dopo aver messo al mondo un figlio. A distanza di due anni da questo tragico lutto, contrae un secondo matrimonio con una nobildonna romana. Dalla loro unione nasce  un altro figlio. Quando nel 1848 nel Regno di Napoli viene concessa la Costituzione, Donato Cocco viene eletto quale deputato del parlamento napoletano per la circoscrizione di Lanciano. Con la successiva Restaurazione, viene destituito dall’incarico di giudice e subisce un processo,  finendo tra i sorvegliati speciali della polizia borbonica. In seguito si impegna come avvocato difensore dei patrioti di Chieti e provincia perseguitati dalla giustizia borbonica. Si avvalgono della sua professione forense: Gian Vincenzo Pellicciotti, Vella, Nobili, Garganelli e Moscone. Quando Giuseppe Garibaldi entra a Napoli nel settembre del 1860, dopo l’avventurosa spedizione dei Mille, Donato Cocco è tra i fautori della proclamazione a Chieti della Prodittatura. Con il voto plebiscitario del 27 gennaio 1861, viene eletto al Parlamento Subalpino per il collegio di Gessopalena risultando il primo dei deputati di Chieti.  Durante la sua vita ha modo di ricoprire varie cariche politiche come ad es. consigliere comunale per il mandamento di Orsogna (1870) e componente del decurionato chietino. E’ tra i fondatori della Società Operaia di Chieti e promotore della Cassa di Risparmio Marrucina oltre che fautore della ferrovia che nascerà a Chieti Scalo. Ha lasciato numerose pubblicazioni tra cui la “Procedura Penale del Regno delle Due Sicilie ( 1828-1832) e le “Questioni di diritto” (1841-1848). Nel 1960, in occasione del centenario dell’Unità d’Italia, il Comune di Chieti gli ha dedicato una lapide in marmo collocata sulla facciata del palazzo storico nobiliare in Via Mater Domini, che prende appunto il suo  nome, palazzo in cui ha vissuto con la sua famiglia  e dove ancora abitano i suoi eredi.

*Marilisa Palazzone, docente

Marilisa Palazzone