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I cambi di strategie nella guerra di aggressione di Putin contro l’Ucraina

Il 24 febbraio 2022 Putin scatenava l’operazione speciale

L’operazione speciale ideata da Putin doveva durare il tempo di conquistare Kiev, una guerra lampo che secondo gli obiettivi russi, avrebbe fatto lievitare la sua popolarità nel mondo e il suo potere in Russia, ma dopo 12 mesi si è dimostrata un fallimento. La facilità delle conquiste territoriali precedenti, con una tolleranza occidentale dovuta alla dipendenza energetica e ai diversi interessi finanziari e commerciali, lo hanno fatto osare sempre di più. Per capire meglio il sistema “Putin” bisogna ricordare gli interventi russi nelle ultime due guerre in Cecenia dal 1994 al 1996 e dal 1999 al 2009, che hanno insediato alla presidenza Ramzan Kadyrov, figlio del precedente presidente Achmat.  Kadyrov attuale capo delle milizie cecene in Ucraina, si sta distinguendo per la sanguinosa ferocia “stupri e uccisioni di massa” contro le popolazioni inermi. Bisogna considerare anche la guerra in Siria dove i russi si sono accaniti nel radere al suolo interi nuclei abitati, con bombardamenti a distanza che hanno limitato perdite di personale e spazzato via l’ISIS facendo un favore ai paesi occidentali. Infine da inserire nel pregevole album dei ricordi Putiniani, la soppressione della rivolta in Bielorussia, soffocata (con il sistema dei rapimenti e le sparizioni) effettuate dalla Polizia russa inviata in soccorso al dittatore Aleksandr Lukashenko.  

Putin considera l’Ucraina una regione russa, ecco perché l’aggressione la definisce “Operazione speciale” rivolta a scacciare via gli ucraini, distruggendo tutto, con il progetto di sostituire la popolazione ucraina con quella russa.  Dopo dodici mesi, secondo dati dell’intelligence americana i caduti russi sono stati circa 200.000, compresi i mercenari. Mentre secondo il resoconto dei militari ucraini, a oggi le perdite russe sarebbero di circa 120.160 uomini, 3.140 carri armati, 6.256 mezzi corazzati, 2.135 sistemi d’artiglieria, 443 lanciarazzi multipli, 220 sistemi di difesa antiaerea. Stando al bollettino, che specifica che i dati sono in aggiornamento a causa degli intensi combattimenti, le forze russe avrebbero perso anche 287 aerei, 277 elicotteri, 4.918 autoveicoli, 17 unità navali e 1.891 droni – fonte Sky Tg24 https://tg24.sky.it/mondo/2023/01/21/guerra-ucraina-russi-morti. 

Dopo il fallimento della fase iniziale con le grandi perdite, i vertici militari hanno cambiato strategia buttando nella mischia i mercenari e annunciato la mobilitazione di settembre, che ha fatto fuggire i giovani dalle grandi città, studenti, intellettuali e benestanti, sono scappati via nel giro di pochi giorni. Putin ha ottenuto il suo obiettivo, che era quello di ripulire le metropoli di rivoltosi e degli intellettuali, che avrebbero creato caos al suo sistema dittatoriale. Subito dopo cambia le zone di reclutamento, con soldati provenienti dalle estreme povere e meglio controllate periferie del paese, evitando di farlo nelle metropoli come Mosca e San Pietroburgo.

L’uso di mercenari è molto costoso ma permette di fare il lavoro sporco, senza giustificare alla popolazione i caduti, una vecchia tecnica usata da sempre per terrorizzare le popolazioni civili con lo stupro, torture e fosse comuni. L’arrivo in primavera di circa 500mila soldati  addestrati alla meno peggio e poco motivati, dovrebbe servire a sostenere le retrovie e curare la logistica a sostegno di chi combatte. L’arrivo di nuove armi ed equipaggiamenti inviate dall’Europa e dalla NATO, serviranno ad aumentare la difesa attiva e a motivare ulteriormente i combattenti ucraini. La fiamma della pace resta sempreviva, ma nell’attesa bisogna incrementare la difesa, con la speranza che si apra una crepa nei vertici russi.   L’abilità degli occidentali deve essere usata per fermare il sostegno ai russi da parte della Cina, le minacce economiche sono un eccellente deterrente. La reazione occidentale alla guerra in Ucraina è servita alla Cina per studiare contromisure economiche e capire meglio, le reazioni su un possibile attacco a Taiwan, che da sempre considera territorio cinese. 

La guerra ha prodotto l’isolamento internazionale della Russia ad iniziare dall’ONU, l’emarginazione dei suoi oligarchi, che hanno subito inoltre inquietanti uccisioni avvenute in Russia e nel mondo, da sommare alle devastazioni, morti e feriti e un disastro ecologico impressionante. I russi stanno pagando per una scelta scellerata voluta solo da Putin, basta guardare la faccia dei vertici per capire, che eseguono ma non approvano. Le inchieste per crimini di guerra in corso porteranno delle condanne e non permetteranno più a Putin e ai suoi gerarchi di potersi sedere a trattare una possibile pace. Le condanne internazionali per crimini di guerra potrebbero essere il fattore scatenante, per un repentino cambio al vertice del governo russo.

*Domenico Interdonato, giornalista

Domenico Interdonato