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Color Madreperla

Ci voleva così poco per quelle mamme naturalmente eleganti. Bastava la messa in piega fatta in casa, il tailleur stretto in vita, di un unico colore; l’unico e immancabile ma splendente filo di perle, la borsetta e le scarpe a punta con il tacco. Un discreto tocco di rossetto e il gioco era fatto. Le figlie, paffutelle, sognavano la borsetta lucida e i famosi tacchi altissimi che qualche volta riuscivano a provare davanti allo specchio, quello grande della camera da letto, con i bordi picchiettati di macchioline antiche. Era così grande l’armadio da cui sfuggivano fragranze di lavanda e sapone di Marsiglia, le sottane bianche e nere, o le camicette di pizzo ricamate. La mamma pettinava con cura la sua bambina, con due trecce o due cocche chiuse da un nastro e un fiocco dello stesso colore; cuciva in casa i vestitini, con le maniche a sbuffo e i colori delicati. La bimba era compita ma guardava, rapita, la collana luccicante di un colore buono, timido e discreto che certe volte catturava l’arcobaleno, insieme agli orecchini tondi di madreperla dondolanti come una ninna nanna. Finita la festa o il passeggio venivano riposti, insieme alla collana, in un astuccio di velluto bianco; la bimba li sfiorava e conservavano, ancora per un po’, il calore della pelle. Se mamma e figlia passeggiavano insieme, mano nella mano, erano l’una la proiezione dell’altra, mentre si avventuravano nella vita con lo stesso passo sereno, indossando la stessa fantasia di stoffa a pois, bianconera. E facendosi ammirare. Quanto amoroso sussiego nelle pose contenute, nella sobrietà, nella speranza di una Italia che stava diventando grande. Resistono ancora   quegli sguardi, quella dignità, quell’asciuttezza. Ci sembrano tutti attori e attrici appena usciti da un film di Rossellini. Poveri, ma belli. Quella luce perlacea ancora si sprigiona dalle foto in bianco e nero.  Ecco perché restiamo a guardarle, incantati.

*Patrizia Tocci, scrittrice

Patrizia Tocci