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Noi e il cibo (avvelenato…)

I golosi di Dante e altre utili riflessioni letterarie e non solo

Sete e fame di giustizia, misura, giusto mezzo(in medio stat virtus, la virtù sta nel mezzo), moderazione, sobrietà sono tra le parole che rimbombano nei canti XXIII e XXIV del Purgatorio di Dante sui golosi e sono parole da contrapporre alla smoderatezza, all’eccesso di brama di cibo, beni e di piaceri terreni che, quando sono amati e perseguiti in maniera così smodata, non fanno altro che corrompere, guastare l’uomo fino a renderlo simile a una bestia. E la bestialità, la matta bestialità, era tra le cose che più Dante aborriva e sappiamo come nell’Inferno punisce gli impenitenti golosi che hanno fatto del cibo la loro ragione di vita, all’insegna di un egoismo esasperato che acceca e non fa vedere intorno a sé che se stessi: gli altri, i poveri, quelli che non sanno cosa mangiare non esistono e, se esistono, peggio per loro… 

Nell’antichità un grande goloso pare sia stato Milone da Crotone, antico lottatore greco, che abbatté un bue con un pugno e lo mangiò in un solo pranzo. Lucullo, uomo politico e comandante militare romano, è rimasto famoso per la sua eccessiva passione per il cibo, tanto che si dice: un pasto luculliano, per dire abbondante e anche raffinato. Carlo Magno, dal canto suo, fu divoratore di tanta buona carne e selvaggina; golosissimo e grande ghiottone fu Enrico VIII Tudor; Metternich, statista austriaco, era anche lui molto goloso e aveva un grande debole per il cioccolato. Tra i musicisti spiccano, invece, Gioacchino Rossini e Giacomo Puccini. In letteratura, grandi ghiottoni sono stati Honoré de Balzac, Guy de Maupassant e Alexandre Dumas padre mentre tra i personaggi letterari famosi sono quei grandi ghiottoni, grandi golosi e grandi bevitori di vino Gargantua e Pantagruel, creaturedi François Rabelais, per cui si sono coniati i neologismi pantagruelico e gargantuesco per dire eccessivo appetito e desiderio di cibo e bevande o anche per esprimere grande abbondanza e varietà di cibi. E si potrebbe andare avanti ma si può concludere che siamo di fronte a persone reali o personaggi emblematici che, direbbe Molière, non mangiano per vivere ma vivono per mangiare, come i personaggi del celebre film di Marco Ferreri La grande abbuffata (1973) dove si mangia e si fa sesso fino a morirne… Infatti, come scrisse nel 1500 Henri Estienne (Henricus Stephanus) i golosi si scavano la fossa con i denti

Del resto, la società capitalistica, fondata sul consumismo, spinge la gente, i consumatori a… consumare, a comprare e a consumare in maniera compulsiva, da consumo dunque sono e, quindi, a consumare anche tanto cibo e tante cose buone per il piacere della vita che, spesso, porta all’obesità e ai disturbi ad essa collegati. Il film di Ferreri voleva essere proprio una forte critica al consumismo e alla società dei consumi, del benessere, dell’opulenza che finisce per sprecare, per creare montagne di cibo (e anche di altro) che viene poi buttato a tonnellate nella spazzatura (il cosiddetto spreco alimentare), mentre da un’altra parte del pianeta ci sono paesi i cui popoli tuttora soffrono la fame (e spesso anche la sete) e sono denutriti o malnutriti e vorrebbero avere un po’ del cibo degli obesi delle società opulente…

Siccome il mondo è bello perché è vario, va rilevato che, sul tema cibo, esistono anche i paradossi e gli assurdi (penosi, direbbe Pirandello): in psicologia esistono due fondamentali, complessi e opposti casi di disturbo del comportamento alimentare. Da una parte c’è la bulimia, cioè il bisogno eccessivo, patologico di cibo, per cui si ha una voracità patologica che viene compensata dal soggetto che ne è afflitto con il vomito e con l’assunzione di lassativi; e, dunque, ci si abbuffa e poi si fa di tutto per espellere ciò che si è ingerito. Dall’altra parte c’è l’anoressia, cioè il rifiuto patologico del cibo insieme al terrore di ingrassare, per cui chi ne è afflitto, finisce per dimagrire eccessivamente, come i golosi del Purgatorio, con conseguenze spaventose, fino alla morte, come avviene per la bulimia. Il discorso su queste malattie psicologiche è interessante ma ci porterebbe lontano; resta solo da dire che, in genere, oltre ad essere patologie che scaturiscono dai particolari problemi psicologici degli individui, esse sono patologie indotte dalla Modernità, dalla civiltà industriale, dallo stile di vita, dai modelli di società soprattutto di tipo occidentale che orientano verso una certa visione del nostro stesso corpo imponendo dei modelli fisici, estetici. E non si può non rimanere perplessi e turbati al pensiero che milioni di esseri umani non hanno di che mangiare mentre nella parte ricca del mondo, per sistema sociale o per disturbi psichici, c’è chi “sceglie” di essere anoressico o bulimico, ma anche vegetariano o vegano …

Sul tema del cibo e della golosità ancora qualche altra considerazione. Tutto ciò che ingurgitiamo nel tristo sacco che merda fa di quel che si trangugia (come ha spiegato Dante nell’Inferno, XXVIII) non è per nulla naturale, biologico ma alquanto avvelenato, intossicato dall’inquinamento generale dell’ambiente e dai prodotti chimici che vengono utilizzati in agricoltura e pastorizia (da dove provengono ortaggi, frutta, allevamenti di bestiame, di polli e quant’altro) al fine di poter ottenere un prodotto apparentemente bello e, quindi, commerciabile. Additivi e sostanze pericolose per la nostra salute vengono utilizzati industrialmente per gli alimenti che compriamo in lattine o altri contenitori. Se pensiamo agli estrogeni, agli ormoni utilizzati per la crescita precoce degli animali da allevamento c’è da mettersi le mani nei capelli!… Ma anche il cibo che proviene dai corsi d’acqua non si può definire naturale e biologico: oceani, mari, laghi e fiumi, purtroppo, sono anch’essi inquinati, avvelenati da un’enorme quantità di plastica e, quando qualche petroliera, per varie ragioni, riversa nelle acque decine di tonnellate di petrolio, i danni alla fauna ittica, all’ecosistema e alla nostra salute sono ancora maggiori. Insomma, tutto quello che mangiamo e beviamo contiene una certa dose di veleno che, nel lungo periodo (a volte anche nel breve…), fa male e, negli ultimi anni, è stato rilevato che la diffusione dei tumori è dovuta, in una buona percentuale, all’alimentazione, a ciò che mangiamo a tavola, al cibo-spazzatura, al fast-food e, insomma, a una scorretta, poco sana e poco genuina alimentazione. 

Eppure si mangia e tanto e lo stile alimentare, in genere, è sempre più scorretto! Ebbene, sul tema del perché della gola e del tanto cibo per le nostre insaziabili gole, due filosofi hanno detto la loro. Secondo Umberto Galimberti il tutto rientra nell’animalità, nell’istinto primordiale, primitivo dell’uomo e, quindi, siamo nella sfera della pura istintualità: Perché è così difficile darsi una misura nell’assunzione del cibo? Perché gusto e olfatto sono i sensi più arcaici che mettono in moto le zone più primitive del nostro cervello, quelle su cui i nostri ragionamenti, i nostri propositi, la nostra buona volontà hanno una scarsissima incidenza. Per questo la gola, più che un vizio capitale, è un richiamo alla nostra animalità, il retaggio della nostra antica condizione. Secondo Bertrand Russell, invece, siamo di fronte a un modo di vivere poco equilibrato, in cui vi è squilibrio nelle attività che l’uomo svolge e, pertanto, il goloso, pur di soddisfare la sua smodata passione, il suo smisurato piacere per i cibi finisce per sacrificare  altri aspetti piacevoli e attraenti della vita che potrebbero renderlo davvero felice: In una vita buona deve esistere un equilibrio tra le diverse attività, e nessuna di esse deve essere spinta al punto da rendere impossibili le altre. Il goloso sacrifica tutti gli altri piaceri a quello del mangiare, e così facendo diminuisce la felicità complessiva della sua vita.

Conclusione: è proprio vero come diceva Ludwig Feuerbach che l’uomo è ciò che mangia e mala tempora currunt per i golosi dei nostri tempi e ancor di più per quelli che verranno, se le cose andranno avanti come adesso. La soluzione più razionale e più salutare sarebbe quella di mangiare di meno ma meglio e più sano e biologico. Pertanto, i golosi impenitenti sono destinati a pagare un prezzo carissimo già su questa Terra e non solo nell’Oltremondo di Dante… 

*Salvatore La Moglie, scrittore

Salvatore La Moglie