VerbumPress

Artisti ed NFT. L’esperienza di Santiago Pani

Nella mia ricerca per provare a comprendere, più che semplicemente conoscere, il fenomeno degli NFT nel mondo dell’arte ho trovato diversi ostacoli. Quando ci si approccia a questo mondo spesso ci si sente respinti da parole provenienti da un vocabolario sconosciuto, dal senso di inadeguatezza generato da chi spiega dall’alto concetti che (probabilmente) lui stesso non padroneggia, da un labirinto di informazioni dove ci sentiamo un po’ persi, un po’ cretini per esserci avventurati fin lì.

Da curatrice mi sono allora chiesta come un artista riesca ad avvicinarsi a questa nuova realtà. Mi sono rivolta così ad un pittore talentuoso non solo dal punto di vista creativo ma anche da quello imprenditoriale, per condividere con noi la sua esperienza con gli NFT.

Santiago Pani, classe 1990, è messicano ma vive e lavora in Olanda. Oltre a dedicarsi alla sua attività artistica, dirige e gestisce due residenze per artisti: Arthouse Holland (Paesi Bassi) e Arthouse Pani (Messico).

Santiago, tu nasci come pittore ma negli anni hai sperimentato costantemente nuove tecniche artistiche e portato avanti progetti sempre diversi. Quanto incide in questo l’esperienza nelle tue residenze per artisti? Io amo provare sempre nuove tecniche e gettarmi in imprese artistiche diverse. Cerco costantemente di imparare nuovi metodi di produzione per esprimere al meglio me stesso in modi non convenzionali. Ho capito che il modo migliore per fare ciò non sia imparare a fare tutto da soli, ma collaborare con altri creativi che già sono in possesso di determinate competenze. Penso che questo sia il motivo per cui la maggior parte dei miei progetti poi hanno successo. Immagina, ora, questa logica di collaborazione applicata alla art house, nella quale diversi artisti e creativi di tutto il mondo vivono e lavorano insieme, 24 ore su 24, condividendo esperienze professionali e di vita. 

Quando hai iniziato ad interessarti ad un’arte che coinvolge diversi media? Direi che la prima volta sia stata nel 2018, durante una mia personale in Messico curata da Félix Feria. In quell’occasione esponemmo i miei lavori inediti creati con luci al neon (anche questo progetto fu possibile grazie alla collaborazione con degli artigiani di quel settore), giocammo con le luci e le ombre delle mie sculture e in una delle sale espositive venne applicato il videomapping ad un mio dipinto, dando l’impressione che fosse animato o in continua mutazione. La mostra, infatti, voleva condurre il fruitore come in un sogno, in un mondo onirico che poi è quello dal quale i volti delle mie opere sembrano prendere forma. Quest’esperienza mi ha fatto comprendere che utilizzare diversi media sia una soluzione vincente per coinvolgere lo spettatore non solo nell’esperienza estetica ma anche in quella concettuale insita nella mie opere.

Ora che abbiamo capito un po’ più di te e del tuo modo di vivere la professione di artista, ci racconti la tua esperienza con gli NFT? L’esperienza con gli NFT è iniziata a febbraio del 2021. Per me è stata un’avventura incredibile. Io e i miei colleghi Daniel Martin e Henrik Uldalen abbiamo iniziato questo percorso sapendo davvero poco o nulla dell’argomento. Non avevamo idea nemmeno di cosa significasse NFT, come si investisse in crypto valute o che genere di mondo fosse. Passo dopo passo abbiamo provato a fare qualcosa insieme su una piattaforma che aveva delle condizioni molto vantaggiose per chi come noi stava iniziando. Dopo poco abbiamo realizzato che il mercato dell’arte tradizionale, nel quale eravamo già inseriti, non ha nulla a che fare col mercato degli NFT. Dovevamo allora capire dove e come ci potevamo inserire e come stabilire i prezzi delle nostre opere: ad ogni nuovo drop (ossia il nuovo lancio nel mercato NFT di un’opera d’arte) alzavo un pochino il prezzo e vedevo se il mercato accettava quel rincaro. Una volta compreso questo, mi sono reso conto che il prezzo delle mie opere non poteva salire se non avessi aumentato la mia reputazione nel mondo NFT. Questo è stato il momento in cui ho scoperto che tutto gira su Twitter. Fino a quel momento la mia visibilità online si era basata su Instagram (22.3 mila followers) e quando ho rispolverato il mio vecchio account Twitter, aperto anni prima, avevo circa 6 followers. Dovevo ricominciare da zero. Nel mondo degli NFT se non hai una community e non ti crei uno spazio nel market facendo sapere alle persone che sei lì, non venderai nulla. È stato intrigante fare questo passo senza l’aiuto di alcun promoter o di alcuna galleria di NFT, nonostante in tanti ci abbiamo contattato. Siamo riusciti a farci spazio grazie agli strumenti che questo mondo offre e alle nostre capacità. I marketplaces su cui vendevamo cambiavano di continuo, molti sparivano o si trasformavano velocemente. Finché non abbiamo trovato delle piattaforme molto esclusive e che garantivano un alto livello qualitativo delle opere vendute. Ora i nuovi progetti che stiamo proponendo stanno avendo un enorme successo.

Cosa consigli agli artisti, rispetto alla tua esperienza nel mondo degli NFT? Penso che sia veramente interessante come il mondo degli NFT stia aprendo la possibilità di non fermarci agli aspetti tradizionali delle nostre carriere. Ad esempio, come sta avvenendo nel nostro caso, con nuove collaborazioni con altri artisti che non sarebbero state possibili nella vita reale. Ovviamente io dipingo ogni giorno, nel mio studio. Amo sporcarmi le mani. Ma amo anche le nuove occasioni, recuperando in una maniera quasi anarchica il potere economico e creativo sulle mie opere che, negli anni passati, aveva visto un rallentamento a causa di un mercato dell’arte viziato che spesso non agevola il lavoro creativo ed imprenditoriale di noi artisti. Penso che gli artisti dovrebbero provare a fare questo nuovo percorso, in parallelo con quello tradizionale. Sono convinto che questa realtà continuerà a diffondersi nel mondo dell’arte, per cui c’è tempo per buttarsi in questa impresa. Però meglio arrivare prima che dopo. Giusto?!

Per concludere questa intervista, vi invitiamo a scaricare sul vostro smartphone la app Artivive e di ammirare l’opera in realtà aumentata a completamento del dipinto che Santiago ha scelto come copertina di questo articolo. Le opere in mixed media (pittura + Realtà Aumentata) saranno esposte dal 1 al 3 luglio al Museo Archologico di Olbia in occasione dell’evento Maker Faire Sardinia, di cui Verbum Press è media partner.

*Francesca Anedda, storico dell’arte

Francesca Anedda