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Il fenomeno NFT. Resoconto tragicomico di una che non ci ha capito (ancora) niente

NFT, non-fungible token. Uno speciale tipo di token crittografico che rappresenta l’autenticità o l’atto di proprietà di un bene unico, sia fisico che digitale, scritto su Blockchain.

Capito? Io no.

Qualcuno mi ha detto che, essendo uno storico dell’arte, devo assolutamente sapere come sta evolvendo il mio mondo. Inizio quindi ad informarmi sull’argomento. Dopo settimane di ricerche nella mia testa esplode il caos, quel caos primordiale da cui sono nati l’Universo, la Terra, ma anche Antonio Razzi (versione politically correct: le zanzare).

L’unica cosa che ho capito è che il mondo ormai si è diviso in tre categorie: coloro che “te lo spiego io!”, coloro che “a me non interessa questa roba da nerd” e i nerd. Leggendo le spiegazioni del primo gruppo di esperti d’arte, economia, tecnologia, sociologia, filosofia ho capito che gli NFT sono dei gettoni non riproducibili né replicabili (mentre i Bitcoin lo sono) che identificano in modo univoco e sicuro un oggetto digitale, come ad esempio un’opera d’arte.

L’ho capito! Ma qui sorgono mille domande. Tra le tante: a che mi serve una costosissima copia NFT di Hokusai? Come ha fatto una scimmia annoiata (bored ape) a diventare l’icona di un fenomeno economico e sociale epocale? Qual è la connessione col mondo reale, fisico?

E chi le sa le risposte? Le chiedi quasi quasi e miagoli nel buio. (cit. Corrado Guzzanti)

Interpello quindi la seconda cerchia di pensatori che, pur mostrando la stessa lungimiranza di Horace Rackham quando esclamò “Il cavallo resterà, l’auto è passeggera”, adducono alcune interessanti ragioni al loro disinteresse verso quello che pensano sia solamente una bolla speculativa. Tra le ragioni più convincenti: la scarsa sostenibilità ecologica (la produzione di crypto valute e lo scambio di crypto arte pare necessitino di un alto consumo di energia), la volatilità di questi beni e l’isteria d’acquisto creata dall’hype (grande montatura mediatica che aumenta le aspettative del pubblico). Quasi sconsolata, mi rivolgo a questo punto a coloro che sono i custodi della Verità, ma che non la sanno spiegare: i nerd. Non li trovi sui normali social. Per scovarli devi scaricare Discord e farti invitare in un gruppo in cui si parla di NFT.

Dopo svariati tentativi ci riesco. Esploro la chat “domande newbie” (domande per novellini. Eccomi! Sono io!) in cerca di chiarezza. E qui la disfatta definitiva: “devi mintare”, “come posso flippare”, “fear and greed index”, “ETH”, “pfp”.

Basta! Dichiaro la mia ignoranza attorno al fenomeno degli NFT!

Ma non mi arrendo! Benvenuti nel mio viaggio alla scoperta di un fenomeno che trasformerà le nostre vite e il modo di fruire l’arte. 

(Continua sul prossimo numero di Verbum Press)

*Francesca Anedda, storico dell’arte

Francesca Anedda