VerbumPress

Sei oggi, sarai domani, perché eri ieri

La consapevolezza della nostra storia, Anna Manna intervista Sergio Camellini

Nei marosi del mondo in tempesta quale sentimento ti avvolge?

Oggi, il 63% degli italiani soffre di stress, la pandemia ha un ruolo predominante. I sintomi? Insonnia, ansia, depressione; manca l’idea di futuro e la gente si sente spaesata. Confusione mentale e irritabilità, generano problemi comportamentali, in tutte le fasce di età, soprattutto negli anziani (anche i bambini, loro malgrado, sono coinvolti). La rivista scientifica medica di caratura internazionale “The Lancet” scrive: “Una delle misure necessarie da adottare da parte di un governo è quella di spiegare con chiarezza che cosa stia succedendo, garantire una comunicazione istituzionale trasparente e rinforzare il senso di altruismo nella cittadinanza”. Ebbene, sono pienamente d’accordo, andare verso l’altro si supera l’io, per sviluppare il sentimento del noi (che significa far comunità).

Comunque la nostalgia è presente in tutti noi almeno in parte, come la vivi in poesia? Credo si debba fare una distinzione tra i ricordi nostalgici che spesso creano emozioni nella poesia e la storia. Mi viene in soccorso questo aforisma: “Sei oggi, sarai domani, perché eri ieri”. La storia dà una risposta a molti quesiti, è maestra di vita. Poi, mi fa molto meditare un detto di 2500 anni fa del cinese Lau Tzu, il quale disse: “Se sei depresso stai vivendo nel passato; se sei ansioso stai vivendo nel futuro; se sei in pace, stai vivendo nel presente”. Detto questo, sono dell’avviso che il passato nostalgico, sul quale a volte faccio leva nelle poesie, serva per vivere meglio il presente in proiezione futura.

Per te, Poeta, la poesia è mai stata una fuga dal reale? La realtà contiene la poesia e la poesia contiene la realtà? La poesia danza con le parole e vola sulle ali dei sogni, e se i sogni sono la parvenza del vero, allora, voglio sognare. E’ quella voce interiore che suggerisce di indossare le ali dell’arte, sollevare lo sguardo verso il cielo e librarsi in volo come Icaro, verso la luce senza paura di bruciarsi; tutto ciò è affascinante. In questo contesto, poesia e realtà vivono una fantastica simbiosi.

Credi davvero che il mondo possa rinnovarsi oppure le dinamiche eterne continueranno a dominare il mondo? E la poesia può avere un ruolo in questo percorso di rinnovamento? E’ molto triste pensare a quante “radici culturali” siano scomparse negli ultimi decenni di vorticoso sviluppo, quante stiano cambiando nel capitalismo “maturo” e nei paesi più poveri. Poco o nulla è stato fatto per conservare almeno il ricordo degli ultimi anziani nel cosiddetto terzo mondo. In Africa, ogni anziano che muore, è una biblioteca che brucia, la cultura può salvare il mondo. Raccontare ciò che è accaduto, o accade all’uomo, a madre natura, mettere su carta in poesia, le gioie, i dolori e le emozioni in genere,  da una parte favorisce la sensibilizzazione ai sentimenti (con l’essere umano al centro), dall’altra si verifica un sorta di atto liberatorio, catartico.  

Esiste una dimensione dove tutti possano incontrarsi almeno per un attimo, uno sguardo, uno squilibrio, una vertigine? La poesia è linguaggio universale?

La più sublime delle dimensioni in cui tutti possano incontrarsi è “La vita oltre la vita”. Poi, se desideriamo restare sulla nostra piccola Terra, i rapporti interpersonali sono di fondamentate importanza, per esempio, ogni piccolo gesto: “Se il sapere come l’acqua saprà dove e come scorrere senza travolgere. Se l’eco delle parole sarà potente e non prepotente. Se ogni piccolo gesto d’attenzione giungerà direttamente al cuore, sarà amore”.

Arte e cultura sono il parallelismo del sapere; è importante non arrampicarsi sui limiti altrui e non chiudere nel cassetto i propri talenti. La poesia, è davvero un linguaggio universale.

La poesia può dominare l’ansia? Oppure l’ansia annienta la poesia? La poesia è la ragione messa in musica, così affermò Francesco Saverio De Sanctis, scrittore, filosofo, critico letterario e studioso del XIX secolo. Come la musica, deve possedere una sua logica, essere comprensibile, stimolare sensazioni, suscitare emozioni, attualità e ricordi, coinvolgere i molteplici sentimenti come espressione dell’animo. E’ una delle qualità più elevate nel mondo della letteratura, poiché sublima l’essenza dell’io lirico. In sintesi, è l’arte delle parole e dei silenzi, è nell’uomo e per l’uomo; con le sue molteplici sfaccettature, può dominare l’ansia. Alda Merini, per esempio, scrisse: “Mi piace chi sceglie le parole da non dire”.

Le arti debbono dialogare tra loro? E’ di fondamentale importanza che le arti possano dialogare tra loro, per un arricchimento reciproco; l’arte è cultura e la cultura è arte. Dalla stagione del simbolismo, che non ha cessato oggi di influenzare e sollecitare tanta parte della letteratura e dell’arte contemporanea, il sodalizio tra le arti s’è ripetuto e si ripete fortunatamente tuttora. Per esempio, da Orazio in poi, sono numerosi nella storia dell’arte i rapporti di amicizia tra poeti e pittori. “La pittura può risultare poesia muta, e la poesia pittura parlante”. 

La cultura europea è consapevole dei suoi tesori poetici? E’ interessante notare che la lingua italiana deve la sua  unità e la sua diffusione a un libro di poesia “La Commedia, di Dante Alighieri”, a cui si sono rivolti letterati di tutta Italia e d’Europa. Un simpatico siparietto, tra il duecento e il trecento, a Milano i letterati scrivevano in milanese, A Venezia nel loro dialetto, come a Bologna, Padova, l’Aquila, Napoli, Roma, Palermo e così via…Si pensi al francese, la lingua di Parigi, si pensi all’inglese, la lingua della corte di Londra; il tedesco fu la lingua tradotta dalla Bibbia fatta da Lutero; la lingua spagnola deriva da un dialetto del latino. In sintesi, dopo il latino imperiale romano, la prima unità linguistica d’Europa, fu la poesia, quella del Sommo Poeta. E l’Europa ne è consapevole…

La poesia è uno sgabello scomodo, un tappeto volante, un eremo, il riflesso delle anime nei cieli? La poesia, può essere tutto ciò, dipende soprattutto dagli interpreti, i vari Petrarca, Boccaccio, Dante, Shakespeare, Molière, Leopardi, Pasolini, Prévert, Breton, Ungaretti, Carducci, Neruda, Foscolo, Quasimodo, Merini, Montale. Le contraddizioni costantemente in atto nel Leopardi tra intelletto e cuore; la contemplazione del dolore nel mondo del Foscolo; il romanticismo e il verismo del Carducci. A me personalmente, piace la follia poetica di Alda Merini: “Sono nata il ventuno a primavera ma non sapevo che nascere folle, aprire le zolle potesse scatenar tempesta”.

Adesso fai tu Poeta una domanda al mondo, salutaci con una domanda!

Il futuro che si desidera è determinato dal presente, cosa fa concretamente l’uomo per tutelare il Pianeta in cui vive? “Acqua, luce al sole, respiro all’aria: l’uomo non può dissacrare l’equilibrio della natura senza subir conseguenza alcuna. La strage perpetrata sull’animale specie porta costei all’estinzione. All’amata Terra la speculazione edilizia ne sottrae linfa metro dopo metro. I veleni atmosferici tolgono acqua, luce al sole e respiro all’aria. Gli oceani i mari i monti i laghi i fiumi l’estese pianure urlano dolore. S’opacizza il prezioso tesoro naturale e artistico patrimonio dell’umanità. La gente onde sottrarsi alla pattumiera del mondo dovrà migrare nell’universo poi chissà…”.  (Premio Letterario Internazionale Firenze Capitale d’Europa, Premio della Critica. Palazzo Vecchio, Salone dei Cinquecento, Piazza della Signoria).

*Anna Manna, poetessa

Anna Manna