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Il talento, scoperta o conquista permanente?

Come si individua il talento che, spesso celato, alberga dentro di noi?

La poliedricità del lavoro, di qualunque lavoro, le carriere professionali discontinue e vissute in contesti lavorativi diversi impongono un’abilità orientativa impensabile solo una generazione fa. Il futuro non è una narrazione o una scommessa, ma il prodotto di quanto mettiamo in cantiere oggi. Va da sé che non possiamo predeterminare e governare tutto ma, ma una volta stabilita la rotta saremo in grado di aggiustare le vele al vento che cambia. 

Ogni studente1, genitore, insegnante, disoccupato, precario che sia curioso di nuove opportunità è chiamato ad agire per cavalcare l’onda e non lasciarsi sommergere. L’arma potente per non giocare in difesa l’intera partita è rappresentata dal mettere in campo il proprio talento, o i talenti, autentiche frecce al nostro arco che non possiamo permetterci di mantenere nella faretra. 

Due i punti di questo nostro sintetico ragionamento: a) come si individua il talento che, spesso celato, alberga dentro di noi? b) Come impattano i percorsi formativi, le esperienze formative e di vita su questo grande alleato? 

Contrariamente alla vulgata, secondo la quale il caos regna sovrano, sono disponibili consolidate metodologie e strumentazioni di orientamento per mettere a fuoco le proprie attitudini, ancorate alle due colonne di questa disciplina: conoscenza di sé ed esplorazione preventiva del percorso da compiere. 

L’orientamento è un progressivo cammino di sviluppo delle potenzialità dell’individuo, attraverso il quale gestire le esperienze significative della propria storia formativa e lavorativa: scelta fra cicli di studi, difficoltà di metà percorso o necessità di apportare correzioni a quanto in atto, passaggio dalla fine degli studi all’ingresso nel mondo del lavoro, ricerca di un nuovo lavoro.

Il personale percorso di orientamento e di apprendimento costituisce il fondamento per uno sviluppo positivo, utile all’individuo e alla società. Il singolo giovane, all’avvio del percorso scolastico deve essere progressivamente supportato nel mettere a fuoco passioni, ciò che ama e in cui brilla, nella vita sociale, in famiglia, a scuola. Entrare in contatto con questi talenti consente di scegliere con efficacia cosa imparare, conoscenze che si trasformeranno in competenze preziose nel mondo del lavoro e dell’impegno per contribuire alla crescita della comunità. 

Ciò che è dirimente è l’unicità delle traiettorie. Non esiste una modalità orientativa, formativa e lavorativa standard, avanzata che sia, adatta ed efficace per la totalità o prevalenza della comunità. Per ottenere risultati consistenti è opportuno declinare le azioni a seconda delle capacità, modalità di apprendimento e rielaborazione che distinguono ciascun individuo. 

Ognuno di noi è molto diverso per metodologie di apprendimento e utilizzo delle informazioni. Un percorso formativo o lavorativo risulta efficace e gratificante soltanto quando è adeguato alle caratteristiche uniche che contraddistinguono il singolo. E’ fondamentale convogliare le energie su percorsi, formativi prima e lavorativi poi, vicini alle nostre inclinazioni. Entrare in contatto con le proprie passioni e con le caratteristiche del proprio modo di imparare consente d’intraprendere percorsi formativi e lavorativi con risultati migliori a fronte di un minor utilizzo di energia.

Chiarita l’importanza di individuare la propria unicità individuale ed il proprio talento nella traiettoria di definizione del proprio percorso scolastico e formativo che a ben vedere è un continuum che ci accompagna per tutta la nostra vita professionale, è interessante domandarsi se il talento, definito come quell’abilità naturale a compiere determinate attività sia in realtà modificabile nel tempo. Gli inglesi hanno una frase emblematica “is it nature or nurture?” in poche parole è una questione naturale o di pratica?

Ad una più profonda disamina si potrebbe dire che in realtà è un tema plurifattoriale. 

Il talento germoglia sicuramente nella nostra squisita unicità di individui ma si inerpica nei percorsi altrettanto individuali di vita e di lavoro ed è influenzato da alcune caratteristiche della nostra personalità.

E’ noto che il talento va sviluppato. Tale percorso però è anche in funzione di quella voglia di fare, di riuscire nella vita, di raggiungere obiettivi, un misto di determinazione ed ambizione che l’analisi comportamentale ha dimostrato possedere caratteristiche genetiche.

Spesso si sente dire, in maniera grossolana, “è intelligente ma svogliato”. In parte è geneticamente vero. In parte no. E allora come possiamo modificare quella parte per quanto di non competenza dei geni che costituisce condizione essenziale per la fioritura del talento?

Sicuramente tramite un percorso di sviluppo personale intrapreso a seconda delle esigenze individuali con un/una terapeuta, un coach o entrambi in successione.

Un percorso che assieme alle esperienze di vita, imprescidibili meastre per la conoscenza del sé, puo’ certamente raffinare il talento e il suo impiego.

Il percorso non può trascurare un lavoro sulla nostra mentalità. A questo propositio la psicologa Carol Dweck ha studiato a lungo le convinzioni che influenzano ciò si vuole nella vita e se lo si possa ottienere. Nel suo libro Mindset, la Dweck sostiene che la mentalità può determinare il corso di gran parte della vita, a partire dall’età prescolare.

Le mentalità si apprendono dai genitori, insegnanti e persone influenti nella vita di un individuo.

Esse possono rissumersi come segue, nella seguenti categorie: 1- le qualità personali come l’intelligenza e l’abilità sono innate e immutabili (la mentalità fissa); 2- si può cambiare e crescere (la mentalità di crescita).

Comprendere e adattare la mentalità può cambiare la carriera, le relazioni, il modo in cui allevare i figli e la soddisfazione generale nella vita.

Si comprende come avendo una mentalità di crescita il talento viene “nutrito”. Tale approccio si declina con il voler affrontare le sfide, mantenere un controllo sui propri pensieri, ricevere di buon grado feed back costruttivi ed essere ispirati dal successo altrui a fare meglio, comprendere che lo sforzo è essenziale per la coltivazione del talento e di conseguenza della maestria.

In conclusione, la sfida è lanciata! Ognuno di noi è chiamato ad entrare in contatto con il proprio “sacro fuoco”, la ragione per cui è al mondo. Conoscere le proprie attitudini e svilupparle con impegno rende l’esistenza più agevole da affrontare e più gradevole da vivere.

Non è un lavoro una tantum. Le traversie e i successi del cammino quotidiano ci regalano stimoli continui su cui investire per migliorare, rimanendo sempre nel solco dei nostri talenti. 

E’ opportuno che quest’impostazione permei anche la relazione con gli altri, a partire dalle persone a noi care. Accompagnammo i figli (e non solo) alla scoperta dei “loro” talenti, non dei nostri, e consentiamo loro di svilupparli con entusiasmo! E dal canto nostro non smettiamo mai di sviluppare la curiosità necessaria, la connessione verso la nostra autenticità, elementi che ci permettono di cogliere nelle esperienze di vita e lavorative ciò che nutre il nostro talento.

*Annelise Pesa, positive psychology coach, agile team coach, corporate trainer www.annelisepesa.com

*Marino Lizza, managing partner di WeCanJob.it

Annelise Pesa