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Raccontami la tua storia, bella

>> la pagina del racconto

Sergio voleva sapere di lei, voleva sapere tutto di lei, in un fiato…  

Sembrava che il tempo potesse ingoiare Sara da un momento all’altro e bisognava fare presto…  

Sara gli spiegò che aveva nascosto in un angolo remoto della stanza tutta la sua vita, scritta in un racconto più volte ripreso e abbandonato inedito a tutti, lo custodiva gelosamente, come le cose più care, più preziose, più intime.

Non è facile raccontarsi, non lo era neppure per lei, ma il bisogno di conservare una parte di sé la sentiva come un’esigenza a cui non poteva esimersi, quasi un bisogno vitale, come se scrivere la liberasse da un enorme fardello.

Si sa come vanno le cose, la storia era conservata n qualche cartella del suo pc,  ma ogni volta che   pensava di riprenderla, immaginava  come stesse in un mobile antico di noce scura, con grandi cassetti che si aprivano rumorosamente e a fatica che andavano  invece aperti piano, con cura, quasi con devozione, sentendo  lo scricchiolio del pesante legno tra le mani, lasciandosi investire dal profumo di nostalgia, di ordine, di perfezione, tra quella biancheria pulita, così religiosamente ripiegata, silenziosa muta ed immutabile e scostarla piano, piano, con quel lino prezioso  tra le mani tremanti e trovare quel plico  di fogli mezzi sgualciti, col sapore di inchiostro nero, tra il profumo di lavanda lilla di giorni che furono, questo era quello che la sua fantasia le faceva immaginare, la realtà era ben diversa, niente fogli ingialliti o sgualciti, con cancellature e correzioni, ma solo un banale file in una cartella, da rivedere e correggere.  

A Sara non piaceva troppo la sua storia, né  gradiva che altri la leggessero, perché anche se passata, trascorsa, ogni anno l’avrebbe riscritta in modo diverso e molto ancora aveva da scrivere, ogni volta ripercorreva,  giorni,  ricordi e grandi dolori ma ogni volta vi aggiungeva qualcosa di nuovo.

I suoi giorni indossavano sempre abiti nuovi e si riempivano di un sentire diverso.

Sara  cresceva  o invecchiava e allo stesso modo anche i ricordi  come fossero cangianti,  mutavano con lei, assumevano sfumature rinnovate e le sensazioni di un tempo dopo un po’ perdevano lo stesso sapore.

Per questo ogni volta interrompeva il suo scritto, cambiavano le situazioni e il modo di vedere le cose.

Come quell’immagine irreale dell’aratro trainato in un campo di grano dai cavalli, ripercorrevano ad ogni stagione della semina quello stesso campo, ed erano sempre più stanchi, anche se il percorso si ripeteva tutte le volte uguale e perfetto, sembrava invece nuovo e più faticoso, era come riportare alla luce  una terra rinnovata e diversa, poi  seguiva la semina e poi il raccolto ed ogni anno  riusciva a colmare il suo bisogno di fame e quel campo, che le era apparso arido, si riempiva di spighe rigoglioso, per offrirle il pane per la sua vita.

Chi scrive ha bisogno di nutrimento e di ispirazioni,  la fantasia si nutre della natura, delle esperienze della vita, anche quello che la mente può partorire di fantastico è la trasposizione di una realtà semplicemente amplificata.

Sarà cominciò così a raccontare un pezzettino alla volta la sua storia, accompagnando ogni parola da una mimica buffa e a volte troppo fragorosa, Sergio  l’ascoltava,  un po’ incuriosito, un po’ frastornato, la solitudine lo aveva abituato al silenzio e lei infrangeva quell’intimità conquistata.

Ma Sara non poteva con un click, raccontargli la storia, non poteva proprio e forse solo quando leggerà ora queste righe comincerà  a capire il perché.

Sara era inginocchiata davanti a lui sdraiato sul divano, le gambe divaricate per un’intimità senza limiti.     

Appoggiata sui talloni se ne stava a meditare e mentre i suoi pensieri, gesti salivano fino al cielo, il suo sguardo diventava sfuggente, aveva timore di lasciarsi andare e di cedere alle umane debolezze.

Ma senza che lui potesse vederli o sentirli si abbandonò fiducioso alle sue mani e alle sue labbra e come risvegliandosi da un sonno profondo aprì gli occhi e cominciò a vedere, tese l’orecchio e cominciò ad udire il suo silenzio  e capì quanto l’amasse e ne ebbe terrore, fu in quel momento che decise di fuggire e sparire per sempre.

E la storia nel file si interruppe, così come quella che vi sto scrivendo adesso.

Per Sara la parola fine fu spontanea e definitiva. Sapeva che lo aveva perso e con lui era andato via un pezzo della sua vita.  

Ora poteva andare sola e nel posto più bello del suo cuore lo avrebbe portato via sempre con sé.

*Regina Resta, editore Verbumpress

Regina Resta