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Le cose della vita, Paul Guimard (L’Orma Editore, 2021)

«Lo so che i ricordi sono come le luci di un paesaggio, tanto più scintillanti quanto più sono lontani. A una distanza opportuna, non si può distinguere una stella da un lampione elettrico.»

Paul Guimard, giornalista, romanziere e commediografo francese, nel 1967 pubblicò “Le cose della vita”, libro che gli valse la fama, e da cui furono tratte ben due trasposizioni cinematografiche (nel 1970 con Michel Piccoli e Romy Schneider, e nel 1994 con Richard Gere e Sharon Stone.) Vincitore del Prix des libraires, è tutt’oggi considerato un libro di culto.

Si tratta del racconto minuzioso e coinvolgente di un incidente stradale, degli attimi sospesi che lo precedono e di quelli concitati che lo seguono, attraverso la voce del protagonista, un uomo malinconico e romantico, ma anche combattivo e sicuro di sé. Nelle centoventi pagine del romanzo, seguiamo col fiato sospeso i suoi ricordi di gioventù e il suo tormentato rapporto con la compagna, alla quale tempo addietro aveva scritto una lettera di cui si è pentito amaramente, ma che potrebbe diventare, per errore del fato, il loro ultimo saluto. 

Paul Guimard (1921-2004), giornalista, romanziere e commediografo francese, è stato un intellettuale versatile, amico di registi e politici come Jacques Demy e François Mitterrand. Compagno di vita della scrittrice femminista Benoîte Groult, condivideva con lei la passione per l’oceano e la navigazione. Le cose della vita, pubblicato nel 1967, è il titolo che l’ha consacrato. Grazie alla sua trama perfetta e serrata ha ispirato diverse trasposizioni cinematografiche: una del 1970, per la regia di Claude Sautet, con Michel Piccoli e Romy Schneider, e un’altra (piuttosto catastrofica) del 1994, con Richard Gere e Sharon Stone. Vincitore del Prix des libraires, regolarmente ristampato in Francia da più di cinquant’anni, è oggi considerato un libro di culto.

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