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Entertainment Game Apps. Quando i videogiochi creano ponti di significato tra le persone e il patrimonio culturale del Paese

Il legame tra gioco e apprendimento ha radici lontane (la famiglia dei giochi Mancala è presente in Africa dal 4000 a.C.), ma solo nell’ultimo decennio si è fatta strada una nuova metodologia didattica basata sull’utilizzo dei video giochi, il digital game-based learning.

Le istituzioni museali, che ricoprono nella società un ruolo fondamentale nell’educazione lungo tutto l’arco della vita degli individui, hanno anch’esse iniziato da alcuni anni a sperimentare nuovi approcci di mediazione culturale museale utilizzando le potenzialità fornite dallo strumento video ludico.

Tra le varie attività che si possono annoverare a riguardo, i giochi creati dalla Entertainment Game Apps risultano particolarmente interessanti. Questa azienda, capace di unire l’aspetto imprenditoriale a quello culturale, realizza dei video giochi in app che, attraverso la leggerezza del gioco, producono conoscenza riguardo al patrimonio archeologico del nostro Paese.

La Entertainment Game Apps nasce nel 2014 e inizia a produrre una serie di video games di strategia a tema storico (come Mi Rasna, Time Tales: gli Etruschi, Mediterranean, The Umbrian Chronicles, etc.) dove il giocatore entra in contatto con le civiltà del passato prendendo confidenza con gli aspetti urbanistici e le prassi sociali, politiche, commerciali e di vita quotidiana che le hanno caratterizzate.

Maurizio Amoroso, CEO e Senior Game Designer della EGA, racconta così la sua azienda:

“La EGA non sopravvive con finanziamenti pubblici. È un’azienda che si finanzia con progetti di business e quindi con app che prevedono al loro interno dei contenuti a pagamento. Ma abbiamo capito che la carta vincente, in questo ambito, è unire il guadagno alla qualità dei contenuti. I nostri giochi si basano su ricerche storiche e archeologiche portate avanti da professionisti del settore che certificano la veridicità delle fonti. Inoltre, i nostri progetti sono impostati in un’ottica dell’investimento a lungo termine, per questo motivo abbiamo iniziato da alcuni anni a coinvolgere università, enti, musei e istituzioni stimolando anche la collaborazione tra i diversi attori che gestiscono il patrimonio culturale sui vari territori.”

I musei così diventano parte attiva nella creazione dei contenuti dei giochi della EGA, fornendo materiale documentario e immagini dei reperti. In questo modo il giocatore, nel momento in cui diventa fruitore del museo, ha già ottenuto gli strumenti necessari alla decodifica e quindi alla comprensione di reperti archeologici che prima, probabilmente, non conosceva. In poche parole: il museo, grazie ad un video gioco, ha creato dei ponti solidi tra il patrimonio esposto e le persone.

Un grande riconoscimento del valore internazionale delle attività della EGA arriva sicuramente dalla recente collaborazione con importanti università inglesi (School of History, Classics and Archaeology della Newcastle University) e olandesi (Rijksmuseum van Oudheden di Leiden e Institute for Culture and History della Radboud University di Nijmegen), soprattutto se si pensa che i paesi anglosassoni sono stati la culla degli studi sulle attività educative nei musei e che attualmente l’Olanda è uno dei paesi europei più all’avanguardia nell’ambito delle strategie di engagement del fruitore e di mediazione culturale museale.

Infine, come non citare la recente idea di organizzare delle dirette su Twitch (piattaforma di livestreaming di Amazon.com, nota ai gamer soprattutto più giovani) dalle sale del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma. Grazie al canale “La bottega della strega”, la EGA ha potuto aprire una porta d’accesso al museo ad un nuovo pubblico (quello dei giovani e dei gamer), garantendo al contempo una vista inedita sulla celeberrima scultura etrusca nota come il Sarcofago degli sposi.

*Francesca Anedda, storico dell’arte

Francesca Anedda