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Intervista ad Edoardo Bennato

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Dopo la recente edizione del Festival di Sanremo gestita quest’anno per ovvi motivi                                                                                                   in modo innaturale e per certi versi anomalo, senza pubblico in sala e con una serie di esibizioni canore di qualità scadente, escluse le presenze storiche della canzone italiana, mi rendo conto che rileggere l’intervista fatta a Edoardo Bennato anni addietro, assume un valore aggiunto, perché ci consente il contatto con una delle icone della canzone italiana!

Mentre le note di “Emozioni” e “Mi ritorni in mente” echeggiano dagli altoparlanti di Piazza del Plebiscito, un improvviso, inatteso temporale costringe tutti a ripararsi sotto i portici sotto i portici della Chiesa di San Francesco di Paola. Edoardo Bennato, atteso per le prove dello spettacolo su Battisti, si fa aspettare. Arriva trafelato, vagamente frastornato, e scusandosi per il ritardo, esordisce: “A Napoli è tutto più complicato. Per un acquazzone il traffico della città si paralizza. Napoli, nel contesto europeo, è la più asiatica delle città, dove per Asia si intende l’esasperazione dei problemi.

Ci sono a Napoli circa 200.000 individui che sono cittadini consapevoli, dotati di coscienza sociale. Ma poi ci sono gli altri due milioni che purtroppo sono a digiuno della realtà civile e questi, ahimè, costituiscono la maggioranza.”

Ma Bennato, nato nel quartiere di Bagnoli, in viale Campi Flegrei 55 (non a caso indossa spesso magliette con su stampato 55), dopo un primo attacco polemico, non tradisce il suo amore per Napoli e per le sue radici: “Napoli – prosegue con voce appassionata – è stata da sempre il mio trampolino di lancio. Da bambino, abitando a Bagnoli, raggiungevo il centro della città con la Cumana. Poi tornavo a Bagnoli dove, nel nostro cortile dell’Italsider, mi confrontavo con una realtà più cosmopolita: c’erano operai, dirigenti, impiegati di diverse regioni e questo ci svincolava dal pericolo della retorica campanilista, perché pur essendo napoletani, ci sentivamo già cittadini del mondo.”

Bennato ritiene dunque che Napoli sia una scuola di vita dove i conflitti sociali, le molteplici contraddizioni sono fondamentali per costruire quella corazza di difesa.

“Sicuramente – aggiunge – la nostra città ha un tocco in più rispetto ad ogni altro luogo. Ma questo, al tempo stesso, è un prezzo da pagare, perché da un lato Napoli è ricca di suoni, energie e fantasia, mentre dall’altro ha un retaggio storico che ci porta ad avere atteggiamenti sbagliati. Spesso la napoletanità si crogiola in comportamenti troppo campanilisti e di frustrazione verso il Nord.”  

Intanto si sfiora il problema di Bagnoli, sul quale il cantautore preferisce non esprimere completamente la propria opinione, per non entrare in discussioni ideologiche e di parte, ma accenna convinto: “Ritengo che la zona Flegrea, quella compresa tra Posillipo, Nisida e Pozzuoli, abbia il tratto di mare più bello d’Italia e che pertanto vada assolutamente coltivata e potenziata la vocazione turistica del luogo, anche se la parola turistica è quasi riduttiva.”

Sicuramente la cultura opera una funzione fondamentale e di riscatto delle molteplici problematiche locali perché, come sottolinea Bennato, “Napoli è stata la capitale culturale d’Italia. Napoli è il centro della cultura, è quel luogo che rappresenta a pieno e di più, i pregi e i difetti dell’Italia tutta. Penso che in tal senso Napoli sta all’Italia come l’Italia sta al mondo, ed è fondamentale che i giovani di oggi sviluppano sempre di più la loro coscienza culturale.”

Prima di concludere il nostro incontro svoltosi in maniera un po’ frettolosa tra problemi tecnici, la necessità di cominciare le prove, l’esigenza di rispettare la scaletta dello spettacolo, non si può non accennare al messaggio musicale del cantante che raggiunge tutti indistintamente, dalle nuove alle vecchie generazioni.

“Le mie canzoni – conclude l’artista, togliendosi soltanto per un attimo gli occhiali a lenti scure che impediscono di coglierne lo sguardo – sono sicuramente provocazioni… Il rock significa accendere una scintilla e soprattutto ridicolizzare gli schieramenti politici, le convenzioni, le frasi fatte, gli slogan… del mondo.”

*Annella Prisco, scrittrice, critico letterario, funzionario Regione Campania cultura

Annella Prisco