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Igor e la sua strada

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Oggi avevo voglia di centro, anzi di Centro città. 

Mi sono così ritrovata in via Rizzoli, una via storica bolognese, sempre pulsante di varia umanità e mezzi.

La gioia, il bello, la condivisione, non sembrano più appartenere a questa Strada.

Ciò che stiamo vivendo è impresso ovunque. Mancano i saluti, gli abbracci che talvolta magari abbiamo giudicato eccessivi e formali, oggi avendoli persi ne scopriamo il valore.

 Una costante c’è: i marciapiedi sembrano lottizzati da persone che non rischiano nulla perché hanno perso già tutto e ti tendono la mano, sfidando la noncuranza, il nostro frettoloso cammino considerandoli quasi un inciampo.

 Spesso esibiscono dei cuccioli che suscitano la tenerezza e la pena dei passanti.

Alla fine della strada una vecchia latta, trasformata in un occasionale braciere, sta arrostendo

le castagne, vendute in cartoccini il cui profumo stimola la gola e la salivazione.

Ad un tratto mi ritrovo in mezzo ad un crocicchio di gente ferma, ad osservare un giovane uomo, accovacciato che lavora di fino ad un cane, per la precisione un labrador, con accanto il suo cucciolo.

E’ davvero un’opera d’arte, curata nei particolari minuziosamente al punto che, come me, tanti altri avvicinandosi hanno creduto veri i due cani.

Colpivano gli occhi, lo sguardo dei due animali che dolci e buoni, sembravano guardarci con umana verità.

Mi avvicinai per vedere meglio e mi accorsi che la materia prima era la sabbia, che un ragazzo stava dando vita ad un capolavoro.

Ammirata e meravigliata, mi avvicinai al ragazzo che non parlava molto l’italiano, era dell’est Europa e non chiedeva nulla se non la nostra attenzione. Nessuno parlava e lui era incurante anche dei rumori del traffico o dei commenti che, inevitabilmente, suscitava l’opera che stava ultimando.

Non riuscii a non chiedere: «Come fai a portarlo con te, stasera?» 

Mi rispose: «Lo disfo per rifarlo domani altrove.»

Rimasi allibita. Tanto lavoro, esposto per ore ed ore al freddo pungente per essere disfatto!

Si, riflettei dopo, non aveva bisogno né di foto né dell’originale, l’arte era dentro di lui e riprodurla ogni giorno era il suo più piacevole compito.

Feci una foto con il mio cellulare mentre altri seguivano il mio esempio e mettemmo dei soldini nel piatto che era accanto ad Igor, questo era il suo nome, in segno di ringraziamento per avere deliziato i nostri occhi ma soprattutto fatto scaturire delle importanti riflessioni.

Ho capito che l’Arte non è solo quella che si espone nelle griffate gallerie, quella che è vista da intenditori e incomparabile dalla maggior parte di noi.

In quel pezzetto di strada, invece, prendeva vita una vera scultura, grazie alle mani capaci di lavorare la sabbia, quella che è stata per quasi tutti noi la materia prima dei nostri castelli da bambini, al mare.

Igor viveva di ciò che possedeva: l’Arte e l’ammirazione di chi attraversa la sua strada. 

Il talento di Igor non si paga, lo espone a tutti come un abbraccio che ti accarezza l’anima.

Questa sua grande generosità si rinnova tutti i giorni, con opere che nascono all’alba e muoiono al tramonto.

Egli vive di ciò che ama e sa fare e i suoi soggetti arrivano a tutti, senza limiti di età, di classe sociale e di prezzo. Igor è un vero artista, perché con il suo lavoro testimonia una grande verità, che l’Arte è di tutti.

*Caterina Guttadauro La Brasca, scrittrice

Caterina Guttadauro La Brasca