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Goethe a Messina: il poeta tedesco tra macerie e nuova “allegria”

Il viaggio In Italia di Johann Wolfgang Goethe durò ventidue mesi, e segnò, come lui stesso affermava, la sua “rinascita spirituale”. Partì da Carlbad in Boemia nella notte del 3 settembre 1786, sotto il falso nome di Moeller, di nascosto a tutti salvo il duca Karl August di Sassonia-Weimar-Eisenach del quale godeva i favori. Attraversò la Baviera e il Tirolo, e la sera dell’8 settembre 1786 giunse nel Brennero. Codesto celeberrimo viaggio, da Goethe lungamente sognato, si concluse nel giugno 1787. Ma il poeta ne scrisse, in forma epistolare, anni dopo. I due volumi del suo Italienische Reise apparvero infatti nel 1815 e nel 1817. Goethe lasciò Napoli il 29 marzo 1787, a bordo di un “rapido veliero costruito in America” diretto in Sicilia. Lo accompagnava il pittore Kniep, suo amico fidato. Sbarcò a Palermo martedì 3 aprile 1787; fu ad Alcamo il 18, a Segesta il 20, a Castelvetrano il 21, a Sciacca il 22, a Girgenti il 23, a Caltanissetta il 28, a Castrogiovanni il 29, a Catania il 2 maggio, a Taormina il 6. La perla dello Jonio l’incantò. Un po’ meno, lo vedremo, Messina, verso cui proseguì a fatica, ora a piedi ora a cavallo. A destra il mare in burrasca, e a sinistra pareti di roccia in perpetua lotta con le onde. La città peloritana gli apparve infine, segnata ancora dal sisma del 5 ottobre 1783.

La “premonizione” di Goethe a Weimar. Augusto Placanica ne accenna in Goethe tra le rovine di Messina (Sellerio, 1987). A metà della notte di quel funesto 5 febbraio, il celebrato poeta “avverte” qualcosa di terribile che sta per accadere. Spaventosamente sussulta e dice al suo domestico: “Senti, o c’è stato in questo momento un terremoto o ne sentiremo presto uno”. Non si sbagliava, lo sappiamo bene.

A Messina Goethe rimase dal 9 all’11 maggio 1787. Desolante davvero l’impressione che la città lasciò all’illustre visitatore. Dopo l’immane sciagura, annotò Goethe, “non era rimasto un tetto per i superstiti”, e in fretta e furia “si era provveduto a rizzare, in un grande prato a nord, una città di baracche”. Così abitano i Messinesi, si legge nel Viaggio, ormai da tre anni. E tuttavia, “qualcosa” li spinge a godersi con gioviale allegria i piaceri del momento…Guidato da un “console molto affabile”, Goethe entrò in una baracca sorretta e coperta da tavole di legno, senza impiantito, con solo qualche sedia e un tavolo, e la luce che calava dall’alto attraverso le fessure fra tavola e tavola… E poi la Palazzata, lo spettacolare Teatro marittimo: ancora rovine. “Eran tutti edifizi – così il letterato tedesco – a quattro piani, di pietra, di cui alcune facciate son rimaste in piedi e le altre son crollate. Talché, quella che era prima una fastosa teoria di palazzi magnifici, è adesso un orrendo spettacolo, “come di volti senza denti e sforacchiati da parte a parte, giacché in quasi tutti l’azzurro del cielo traspare dai vani delle finestre”. Per il sommo poeta di Francoforte, che proveniva dalla Sicilia risparmiata dal terremoto (citiamo ora Augusto Placanica), l’impatto con le macerie nella riva peloritana “non poteva che essere fortemente conturbante”. Ma nelle annotazioni goethiane le esagerazioni non mancano, appaiono persino inverosimili alcune catastrofiche descrizioni. Peraltro, tra il cupo 5 febbraio 1783 e il 1787, buona parte della città era stata ricostruita.

Giova a questo punto menzionare anche un esteso saggio di Domenico Puzzolo Sigillo, in “Archivio storico messinese” (1949): Poesia e verità riguardanti Messina nel “Viaggio in Italia” di W. Goethe, accertate con critica delle fonti e notizie e documenti inediti.  Nel diario di Goethe, l’autore scopre, in effetti, non trascurabili sviste e imprecisioni. Fra i tanti altri scritti sul tema, ci limitiamo a segnalarne alcuni. Per esempio, Una parola sul soggiorno di W. Goethe a Messina (in “Archivio Storico Messinese”, 1906) di G. Pitrè; Goethe a Messina (Perugia, 1933) di E. Di Carlo; Canzone di Goethe, Messina da ispirazione (“Gazzetta del Sud”, 28-8-2014) di S. Di Giacomo; Goethe e la città delle baracche (“Gazzetta del Sud”, 9 -9-2018) di L. D’Amico; Vienna, la prima donna al mondo a ripercorrere il viaggio di Goethe (“Gazzetta del Sud”, 15-6-2020), di M. Romeo.

Ma torniamo all’Italienische Riese, al villaggio di baracche fiorito d’incanto in un grande prato a nord della città distrutta. “Là dove si vive all’aria aperta con gioviale allegria, e si godono i piaceri del momento”. Chiaro segno – ci insegna Goethe – che il terremoto è acqua passata ed è rinata nei Messinesi la gioia di vivere.

*Antonino Sarica, giornalista

Antonio Sarica