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Intervista a Renato Marini, artista e operatore culturale

Renato Marini con le sue avvedute e morbide stesure accende un’attenzione corretta, educata verso i paesaggi della sua terra e nella parabola descrittiva sottolinea ricordi e rinvigorisce un amore concreto, stabile e, oggi, confortante verso le sue oneste radici. 

I suoi paesaggi sono da leggere “in filigrana”, oltre a essere una credibile decalcomania della realtà. Nella riconquista del paesaggio rammenta panorami insoliti, scenari peculiari, prospettive con visioni d’astrazione.

Puoi segnalare ai nostri lettori il tuo percorso di studi?

Dopo essermi diplomato all’ Istituto Tecnico Industriale ho frequentato il Centro d’Arte Mascarella diretto dal pittore Alcide Fontanesi a Bologna e, successivamente, la Scuola Internazionale di Grafica a Venezia.

Puoi raccontare i tuoi iniziali desideri e i percorsi che volevi seguire?

E’ difficilissimo rispondere a questa domanda, forse volevo intraprendere i lavori nei campi, come i miei genitori, avere tanti animali, pascolare le pecore. Tutti questi pensieri non si sono realizzati. Per tanti anni, fino alla pensione, ho prestato servizio presso la FCA di Termoli.

Quando è iniziata la voglia di “far pittura”?

Non ho frequentato l’Istituto d’Arte, l’Accademia. Ho avuto sempre la passione per il disegno, era la mia materia preferita. Poi, ho dedicato il mio tempo libero all’arte. Sono 43 anni che porto avanti questa mia ricerca verso il mondo dell’arte.

Mi dici degli artisti bravi che hai conosciuto e con cui hai operato, eventualmente “a due mani”.

Tantissimi sono gli artisti che ho conosciuto e con cui ho collaborato in tanti anni nel Centro Culturale “Il Campo”. E’ difficilissimo ricordarli tutti. Tra questi quello che mi ha segnato profondamente il mio modo di fare arte è stato il mio carissimo amico Achille Pace. Anche Christo è uno degli artisti che non dimenticherò mai.

Quali tue mostre vuoi ricordare?

Tra le tante mostre che desidero ricordare, naturalmente il Premio Sulmona. Nel 2001 la mia opera è stata premiata con targa d’argento de “Il Quadrivio”. Ricordo che anche Riccardo Licata è stato premiato, e in questa occasione ho stretto amicizia con lui. Poi, come non ricordare la personale Lux Ludus, allestita presso la Galleria Civica d’Arte Contemporanea di Termoli, a cura del mio compianto Antonio Picariello. La mia partecipazione alla 52^ Biennale d’Arte Internazionale di Venezia “Camera 312 – promemoria per Pierre”, omaggio a Pierre Restany, a cura di Ruggero Maggi. La mostra allestita a San Giuliano di Puglia in ricordo degli alunni e della loro maestra, sepolti sotto le macerie della Scuola “Jovine” per il terremoto che ha colpito il Molise nel 2002. “500 artisti nell’Arcobaleno degli Angeli”, questo il titolo della mostra. 500 artisti hanno aderito al mio invito a realizzare un’opera dedicata a questi sfortunati studenti. Artisti provenienti da tutto il mondo tra questi non poteva mancare l’opera di Christo.

Ora, puoi motivare la gestazione e l’esito della tua ultima esposizione?

La mia ultima e significativa esposizione risale al Premio Sulmona dello scorso anno.

Dentro c’è la tua percezione del mondo, forse, ma quanto e perché?

Sono nato in campagna, i miei genitori erano contadini, quindi il mio mondo era questo.  Sono stato a stretto contatto con gli animali, con la mia campagna con i miei alberi con le mie colline con le mie farfalle con i miei uccelli. Cerco sempre di ricordarmelo con le mie opere.

L’Italia è sorgiva per gli artisti dei vari segmenti?

Per tanti artisti credo di sì.

Quali piste di maestri hai seguito?

Non ho seguita nessuna pista di maestri, mi sono avvicinato da solo a questa mia ricerca, che attualmente porto avanti da diversi anni.

Pensi, attualmente di avere una visibilità congrua?

Si, penso di avere una visibilità proporzionata, conveniente.

Quanti “addetti ai lavori” ti seguono e apprezzano i tuoi lavori?

Molti sono i critici e storici dell’arte che hanno apprezzato la mia ricerca poetica anche con scritti su quotidiani e riviste d’arte specializzate, tra questi: Guido Montana, Antonio Picariello, Maurizio Vitello, Enzo Le Pera, Giorgio Di Genova, Achille Pace, Leo Strozzieri, Vittorio Sgarbi, Alessandro Masi, Eolo Costi, Raffaele Nigro … solo per citarne alcuni.

Quali linee operative pensi di tracciare nell’immediato futuro?

Non so cosa farò, a volte penso di riaprire il Centro Culturale “Il Campo”, ma poi torno indietro con i miei pensieri. Non ho più la forza per farlo. Ho scritto una pagina importante di storia dell’arte in questo piccolo Molise e non solo. Spero che quelli che verranno dopo di me non dimentichino tutto il lavoro che ho portato avanti in questi anni dedicati all’arte.

Pensi che sia difficile riuscire a penetrare le frontiere dell’arte?

E’ difficilissimo entrare nel circuito dell’arte che conta. Oltre a essere bravo, la tua pittura deve piacere, deve emozionare, ma, soprattutto, devi avere le conoscenze di critici e addetti ai lavori che credono in te.

I “social” ti appoggiano?

Sono sulle pagine di Facebook, Instagram, Twitter, Linkedin. Riscontro sempre un interesse sulle mie opere che pubblico. Ma oltre a questo, finora non è successo mai niente di importate.

Con chi ti farebbe piacere collaborare per metter su una mostra o una rassegna?

Non ho progetti per organizzare mostre, non ho più lo spirito per concretizzarle, dopo tanti anni di mostre allestite, desidero riposarmi. Ora voglio solo dipingere, aspetto che gli altri lo facciano per me.

Perché il pubblico dovrebbe ricordarsi dei tuoi impegni?

Secondo il mio parere, il pubblico dovrebbe ricordarsi non di me, ma dell’operato che ho portato avanti in tutti questi anni, qui a Campomarino. Oltre a “Il Campo”, sono stato coordinatore per tanti anni del Premio Nazionale d’Arte Città di Campomarino, giunto alla sua 15 edizione. Poi, come tutte le cose, le varie Amministrazioni hanno fatto scomparire tutto. Penso che la gente sensibile nel mondo dell’arte non dimenticherà.

Pensi che sia giusto avvicinare i giovani e presentare l’arte in ambito scolastico, accademico, universitario?

Credo che ai giovani non interessa; forse, sono in pochi ad avvicinarsi al mondo dell’arte.  Ho due figlie diplomate all’Istituto d’arte, ma nessuno delle due mi segue. Forse lo faranno in futuro.

Prossima mossa?

Per adesso, non ho mosse, la prendo come viene. Ultimamente sono stato invitato al Premio Sulmona …

Che futuro prevedi?

Il mio futuro? non lo so. Sono un artista, dipingo le mie poesie e non so fino a quando lo farò. Vedo un futuro buio. Speriamo bene.

Per molti anni hai diretto a Campomarino “Il Campo”. Ce ne puoi parlare?

Nel 1990 ho avuto l’idea di aprire qui a Campomarino una galleria d’arte. Ho voluto dare questo nome pensando a Campo – marino e alla campitura. Ho iniziato questo percorso in qualità di direttore artistico e coordinatore del Centro, organizzando personali e collettive di vari artisti, sempre tenendomi a livello importante di qualità. Non sono mai caduto nella banalità di esporre opere scadenti. Sono stato molto attento a promuovere giovani artisti molisani e oggi hanno iniziato una brillante carriera artistica. Tantissime sono state le mostre che ho ordinato in questi spazi de “Il Campo”. Con piacere ricordo la personale del mio amico Achille Pace, come non posso dimenticare la grandissima esposizione dell’altro amico Christo, venuto a mancare da poco.

Mi puoi parlare del tuo archivio d’arte?

Nell’archivio sono custodite lettere di artisti, foto, documenti e opere d’arte. Foto riferite alle inaugurazioni delle esposizioni presentate sia ne “Il Campo” e sia fuori sede. Sono conservate diverse lettere di tanti artisti che hanno aderito alle mostre. Conservo con cura una cartolina che mi inviò Piero Dorazio e Christo. In quest’archivio sono custodite 360 opere di piccolo formato inviatomi da vari artisti, molti dei quali di grande valore, di tutto il mondo.

Artisti che hanno aderito con piacere al mio invito al decennale 1990-2000 del Centro Culturale “Il Campo”. Penso a Ernesto Treccani, Luca Alinari, Renato Barisani, Luigi Mainolfi, Aldo Turchiaro, Gaetano Pallozzi, Ugo Nespolo, Concetto Pozzati, Ettore Spalletti, Tommaso Cascella, Valeriano Trebbiani, Bruno Conte, Carmelo Zotti, Gastone Biggi, Ennio Calabria, Christo, Bruno Caruso, Pompilio Mandelli, Giannetto Fieschi, Lorenzo Piemonti, Pablo Echauren, Riccardo Licata, Francesco Casorati, Ibrahim Kodra, … solo per citarne alcuni. Sono presenti anche un nutrito gruppo di artisti molisani, tra i quali: Gino Marotta, Achille Pace, Tito, Domenico Fratianni, Renato Marini, Michele Peri, Dante Gentile Lo Russo, Paolo Borrelli, Lino Mastropaolo, Antonio Pettinicchi,  Antonio Laurelli, Nino Barone, Antonio Tramontano e altri. Tutte queste opere rimarranno per sempre in questo archivio a disposizione dei critici d’arte, musei e delle gallerie per eventuali esposizioni.

Con quali grandi artisti hai avuto rapporti significativi?

Nei miei 22 anni di attività presso “Il Campo” ho avuto modo di incontrare e stringere amicizie con tantissimi artisti. Ho avuto rapporti significativi quasi con tutti, ma non potrò mai dimenticare l’amicizia tra me e Christo, grande maestro, grande uomo. Una sensibilità unica.

Ora è scomparso Christo. Ricordo che hai avuto una sua mostra per il Ventennale 1990-2010 de “Il Campo”.

In occasione dei festeggiamenti di questo ambizioso traguardo raggiunto de “Il Campo”, ho pensato di rendere omaggio a Christo, nel 1999 aveva perso sua moglie Jeanne Claude. Grande evento per il Molise, per la prima volta il grande maestro esponeva le sue opere a Campomarino. Per l’occasione ho pubblicato un catalogo con tutte le opere presentate. Mostra curata da me con scritto in catalogo del critico d’arte Andrea Romoli Barberini.  Christo ha voluto donarmi tutte le opere, tra manifesti di grande e piccole dimensioni e cartoline, tutte firmate da lui e sua moglie. Opere che conservo, gelosamente, per sempre per tutto il resto della mia vita.

*Maurizio Vitiello, critico d’arte

Maurizio Vitiello