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L’appassionante avventura umana di Giancarlo Trapanese

Nella sua appassionante avventura umana Giancarlo Trapanese percorre, attraversando il proprio destino di uomo, varie fasi e cicli della vita: da studente, docente, giornalista, scrittore e…nonno, si pone con uno sguardo indagatore sui grandi problemi e scenari sociali in continua trasformazione. Esperto di comunicazione e non solo fa del giornalismo la cassa di risonanza dei grandi temi emergenti, complessi e incerti. Animato da grande passione spazia dedicandosi, non solo con collaborazioni significative nel mondo dello Sport, ma anche alla scrittura cimentandosi in una serie di romanzi, ottenendo premi e riconoscimenti prestigiosi.

Alcuni anni fa G.Trapanese, Vice caporedattore di RAI 3  della regione Marche, mi concesse un’intervista sulla sua attività letteraria di romanziere, ottenendo premi, riconoscimenti e successo, i cui temi spaziavano sui grandi sentimenti umani, emergenti come fenomeni sociali, anticipando i tempi inquietanti che stiamo vivendo, dalla violenza alle donne ai complessi rapporti umani fra indifferenza e problemi di relazione. Lo stesso offre anche un’indagine psicologica dei personaggi narrati, tanto da addentrare il lettore in uno scenario di suspence. 

Maria Montessori, la madre del metodo pedagogico, affermò che l’educatore deve avere il cuore del poeta e la mente dello scienziato. E Trapanese sensibile e competente, essendosi mosso fra società e comunicazione, e ispirato dall’amore scrive il suo ultimo progetto, di trentasei favole, di cui 18 classiche rivisitate e 18 come autore, dal titolo “Nonno raccontami”. Il libro rivolto ad adulti, educandi ed educatori, e ai fanciulli, rivela grande spessore umano, ripercorrendo le proprie radici e valori per volare nel modo della fantasia. Come indicò Montessori “Le raci e le ali”. Il nonno qui vuole donare le ali, perché il piccino un domani possa volare con ali forti e non fragili per  poter affrontare il magico viaggio della vita, fra speranze e, delusioni, gioie e dolori, con la voglia di riprovarci, di ricominciare, realizzando il proprio sé interiore.           

L’avventura umana resta impressa e viene tramandata nell’immaginario collettivo attraverso la fantasia, i viaggi fantastici e la capacità di reinventarsi, attraverso gli occhi dei bambini.

A questo punto si fa impellente la domanda: al mondo d’oggi servono ancora le favole?

Direi proprio di sì se consideriamo che gli stimoli esterni e le aspettative del mondo sociale sono molto più pressanti, rendendo più complesso trovare la propria identità in un equilibrio armonico fra essere e avere.

Le favole fanno bene ai piccoli, perché stimolano la fantasia, la facoltà che hanno sicuramente più sviluppata.

Di fronte allo scenario attuale, oggi i due cardini fondanti della nostra società complessa indeterminata sono il bambino e la cultura; senza il far emergere questi due valori essenziali ed irrinunciabili, per evitare la stessa estinzione della specie umana, non potremmo che assistere al degrado, al cannibalismo elettronico, tecnologico e mediatico che vediamo ogni giorno divorare le emozioni e ciò che di umano le anima.

“Non c’è il bambino senza cultura e non c’è cultura senza bambino” (L.M.V.)

Il bambino è il padre dell’adulto perché in una ciclica evoluzione storica è il bambino che consegna al padre il patrimonio della cultura e della civiltà.

Il bambino consegna, quindi, la fiaccola dell’umiltà.

Ecco che la frase di M.Montessori “Il bambino il padre dell’adulto” diventa vitale in quella dimensione cosmica dove l’infinito contiene il finito entro il quale si esprime prendendo forma creativa. Lo stesso Don Milani riprenderà tale concetto nel rapporto scolaro-maestro. 

*Laura Margherita Volante, sociologa