La musica è eterna
Gli insetti sonori del collettivo francese “Tout reste à faire”
Il collettivo francese “Tout reste à faire” crea “insetti sonori” con strumenti musicali inutilizzati, dando vita a veri e propri allestimenti scenografici.

Scultura, musica, organologia sono le discipline tra cui spazia il collettivo “Tout reste à faire”, formato da Mathieu Desailly, Vincent Gadras e David Chalmin, nella ridefinizione di una ricerca estetica e di prodotti artistici in cui innovazione e sperimentazione prevalgono su tutto. Il trio dona nuova vita a idiofoni, cordofoni, membranofoni, elettrofoni per realizzare creature animate e sonore, principalmente artropodi. Tali esseri sono resi mobili e animati mediante congegni meccanici che infondono una nuova anima a strumenti vecchi o inutilizzati. Ma non si tratta di un semplice riuso, perché la metamorfosi fisica investe anche il campo uditivo, dal momento che il mondo degli insetti è pure un mondo sonoro; perciò, ogni creatura emette una precisa composizione musicale, nata dall’assemblaggio di frammenti provenienti da diversi strumenti. Così, ad esempio, l’Oxynoptèro, un coleottero gigante, nasce dalla combinazione di 6 contrabbassi, 6 violoncelli, 2 archetti, 1 piano verticale, 3 trombette, una cornamusa e 1 clavicembalo; il ragno o Dolomia Palustre, invece, risulta fatto con 1 mandolino, 2 sintetizzatori, 2 chitarre, 5 trombette e un piano; il Lucanus Cervus, poi, è uno scarabeo con corna da cervo e dura corazza, realizzato con 2 piani verticali – uno del 1917 e un altro più recente – e pettini per le zampe. Se l’insetto reale misura normalmente tra i 5 e gli 8 cm, questo arriva quasi a 2 metri!


Le dimensioni colossali, volutamente esagerate, permettono di rendere visibile l’invisibile, dando risalto a insetti che vivono per lo più nascosti o che sono a noi sconosciuti. Inoltre, coi loro movimenti cadenzati, i ritmi lenti e le sonorità emesse creano uno spettacolo fonico-visivo che coinvolge l’osservatore e danno vita a un allestimento scenografico, risultato della poliedrica formazione dei tre artisti, provenienti dal mondo della grafica, della scultura e della decorazione (Mathieu), della scenografia e degli spettacoli viventi (Vincent); dall’ingegneria del suono e della musica (David). Quello di “Tout reste à faire” è un progetto unico, in continua evoluzione, perché – come ha spiegato Mathieu – al mondo esistono circa 3 milioni di specie di artropodi e, quindi, “tutto ancora resta da fare”; inoltre, l’acronimo TRAF è anche un nome “facile da memorizzare”, “pratico” e tale da “poter indirizzare i visitatori” verso il sito del gruppo, facendoli partecipare all’associazione, fondamentale per poter dare al collettivo una struttura giuridica. Insomma, tout reste à faire e noi aspettiamo le prossime straordinarie creazioni del gruppo!
Si ringrazia il collettivo per le fotografie e l’intervista.
*Valentina Motta, scrittrice