Antonio Franchini, Il fuoco che ti porti dentro, Marsilio
La protagonista è donna dal carattere impossibile
«Benché da molti sia considerata una bella donna, mia madre puzza». Inizia così Il fuoco che ti porti dentro (Marsilio), romanzo-memoir in cui Antonio Franchini ripercorre il proprio rapporto conflittuale con la madre. «Sono andato via di casa a diciannove anni per non vederla più» scrive più avanti, «ho vissuto lontano decenni per mantenere, a distanza, un rapporto formalmente decoroso, poi il destino, che ha spesso il talento di predisporre le cose nel modo peggiore, ci ha riunito».

Nella rappresentazione che ne dà il figlio, voce narrante, Angela, la madre, è donna che incarna tutti i limiti di una persona di media istruzione, vissuta nell’Italia tra gli anni Sessanta e Settanta: il qualunquismo e la mediocrità, il razzismo e il classismo, l’opportunismo e il trasformismo, l’egoismo e il rancore. Se, dunque, la protagonista è donna dal carattere impossibile, insoddisfatta di tutto, a partire dal proprio nome, il romanzo si sviluppa come indagine nella sua vita, alla ricerca di una spiegazione possibile di quel suo modo di essere. Quale esperienza, manifesta o inconscia, l’ha resa così cinica e furente? La guerra che l’ha segnata da bambina? La morte del padre giunta troppo presto? O quella della madre, giunta troppo tardi, dopo che le ha infelicitato la giovinezza e la maturità? Un atavico complesso d’inferiorità? L’emarginazione subita da meridionale emigrata al Nord? Oppure quel fuoco interno la divora senza alcuna specifica causa, come la lava che ribolle nel ventre nascosto della solfatara di Pozzuoli?
Nonostante la rappresentazione cruda di Angela e la stigmatizzazione dei suoi eccessi, il romanzo di Antonio Franchini si pone come libro di riconciliazione con la figura materna: racconto spietato che, tuttavia, resta animato da profonda pietas di fronte al tragico naufragio di un’esistenza.
Né è da scartare l’ipotesi che il personaggio di Angela, sempre più slegato dall’appiattimento sulla persona reale, sia metafora di Napoli e delle sue contraddizioni.
*Raffaele Messina, scrittore