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Il ‘tecnicismo’ della DaD? Ma se l’ha inventata… Socrate!

Le radici umanistiche dell’E-learning

Una realizzazione eminentemente, se non esclusivamente, tecnica la scuola digitale? Per scoprirlo, si potrebbe rintracciarne un carattere denotativo; il Dna identificativo, procedendo diacronicamente a ritroso, alla scoperta delle sue possibili radici. Perché individuati i precursori del servizio di istruzione telematica, automaticamente emergerebbe l’imprinting della nuova organizzazione per l’educazione. Considerando il clima – tra il piccato e l’interrogativo –  che ha accompagnato questa versione ‘non-in presenza’ dell’offerta di istruzione. Situazione, secondo taluni storiografi, non diversa da quella, che si è osservata in occasioni di precedenti svolte epocali, considerate, pertanto, rivoluzionarie. Una di queste, il ricorso alla scrittura dopo millenni di tradizione soltanto orale. Anche allora è scoppiata una specie di guerra echiana ante litteram tra ‘apocalittici’ ed ‘integrati’ (cfr. una qualsiasi edizione Bompiani e non solo dell’omonimo saggio di UMBERTO ECO); tra basiti misoneisti e coraggiosi sperimentatori delle capacità diffusive e plastiche della scrittura dopo il rischio di evaporazione, che la memoria storica aveva corso nel fissare eventi e contenuti senza ausilio esterno.

Ma, per tornare al tema della DaD; alle polemiche, prodotte da una sua preconizzata introduzione generalizzata, subito l’opportuna considerazione secondo cui balbettanti stagioni dello zoppicante E-learning, indotte dall’emergenza pandemica, potrebbero ora propiziare un tentativo della scuola a riposizionare oltre la didattica tradizionale le guarnigioni della comunità educante, sottoposta di fatto a stress test in due controversi successivi corsi in DaD. In vista ci sono un nuovo range organizzativo dell’istruzione, ma anche un’equilibrata rifunzionalizzazione pedagogica. L’obiettivo sembra, infatti, riguardare la rivisitazione della FaD (formazione a distanza) di terza generazione, centrata sul ricorso diffuso alla rete; alla sua versione social, crossmediale e, in un certo senso, più dialogante e auspicabilmente creativa.

Insomma, c’è fretta di archiviare le prime esperienze della distribuzione per corrispondenza delle istruzioni epistemiche assieme alla seconda generazione Fad, consegnata ad un abbozzo di basica multimedialità. Quel che interpella, appunto, aperture ideative e conoscenza critica dei trascorsi. Nonostante sembra unanime la condanna di quanto registrato con la DaD (didattica a distanza) nel recente passato. Soprattutto da parte dei giovani, forse preoccupati dall’opacità della relazione con i docenti e dall’impoverimento subìto dal dialogo interpersonale e situato con la classe. Fenomeni, indotti da un apprendimento virtuale senza interazione fisica. Così mi è parso di cogliere dalle conclusioni di una mia rapidissima inchiestina giornalistica[1]. Operazione senza richiesto ancoraggio sociologico o statistico; tendenzialmente assimilabile, comunque, al senso della vexata quaestio, innescata dal dibattito pubblico seguito all’emanazione del Dpcm del 4 marzo 2020: provvedimento di pratica chiusura di scuole ed università, coerentemente, peraltro, alle restrizioni, legate al lockdown. Iniziativa, che incentiva una riflessione sulle criticità della scelta di una nuova somministrazione formativa. Finora ritardata, ad esempio, da un taciuto ostracismo da parte dei sostenitori delle cosiddette humanities, ogni volta, timorose che un presunto assalto genericamente tecnocratico alla formazione riesca ad indebolire l’impalcatura antropologica dell’istruzione.

 Effetto di una mcdonaldizzazione[2] ovvero di una corazza di interessi estranei alla trasmissione codificata del sapere a scuola, tale da scoraggiare o neutralizzare l’abilità del discente nella formazione di un autonomo giudizio critico. Non considerando evidenti analogie tra schema di funzionamento dell’E-learning e presupposti originari dell’educazione. Come traspare in alcune riflessioni socratiche, peraltro, frutto di uno sconvolgimento; di un vero e proprio ribaltamento dell’apprendimento, verificatosi a cavallo tra V e IV sec. a.Cr. Nel passaggio dall’oralità alla scrittura, come anticipato. Transizione, letta, infatti, da Platone nel Fedone e nel Simposio come conclusiva sostituzione del consueto dialogo maestro-alunno (oralità) – a forte connotazione mnestica –  estromesso da una formazione ricorsiva, perché affidata alla scrittura ovvero ad un supporto autocentrato su un solo individuo ricevente e, perciò, contraria all’interazione sincrona, giudicata fondamentale ad un approfondimento conoscitivo da parte dell’allievo. Preoccupazione, che si è estesa oggi anche a chat e forum, utilizzatrici della bidirezionalità tra chi comunica e chi riscontra e viceversa; pur sempre avulsa, si fa rilevare, dall’immediatezza dell’interazione sincrona, come anticipato.

Senonché si deve riconoscere che la prima comunità educante a tutto tondo (συμπουσία) è esattamente la base della costruzione formativa dell’E-learning, in quanto strumento di un sapere convergente tra discente e docente. Proprio come nel Protagorasi ritrova la prima fondamentale offensiva contro la didattica tradizionale, che individua l’ex-cathedra (docente) come asettica dispensa dell’istruzione, condannata – è noto –  da una moderna pedagogia trasversalmente laboratoriale. Nel solco del messaggio maieutico di Socrate, parimenti rintracciabile nel processo del sapere mediato da computer, caro al problem-solving ovvero di un apprendimento che non esclude l’errore, anzi lo tesaurizza per progredire epistemicamete e praticamente[3]. Difatti, coordinare dato (costruzione), riflessione (decostruzione) e giudizio (ricomposizione) nella Dad è lo stesso che “brachilogia” socratica, ottenuta dalla dialettica tra confutazione ed ironia ovvero tra disamina comune discente-docente e riproposizione corretta da parte dell’allievo dopo l’eliminazione di errori riconosciuti dallo studente stesso nel confronto con l’insegnante. Procedura che si può estendere all’educazione dell’adulto – l’andragogia socratica –  come all’apprendimento gruppale, la συνουσία, lo stare assieme.

E per insistere sulle suggestioni umanistiche della DaD, perché non ricordare come Quintiliano (I sec. d.Cr.) ha trattato il maestro? Una consumata guida alla scoperta; bussola per apprezzare l’ignoto, piegandolo al noto: questa la sua concettualizzazione del discente. Dunque, non una funzione di meccanica erogazione da parte del maestro in favore dell’allievo di nozioni escluse dal patrimonio di realtà, detenuto dal discente. Proprio come Plutarco ha esaltato la fusionalità maestro-ragazzo[4], conferendo spessore ad una multimedialità, che aiuti a riconoscere quel che non è subito visibile e rapidamente attingibile da parte del discente.

 E se di ancoraggi alle humanities bisogna parlare anche per l’ordinamento universitario a distanza – così come nella legge Stanca del 2003 per il riconoscimento degli atenei telematici – è sufficiente richiamare la nomenclatura di tali istituzioni accademiche, in tantissimi esempi riferita a personaggi mitologici o a citazioni della letteratura antica o a simboli dell’etica classica e della cultura archeologica. Anzi, a tal proposito, la storia, pur breve, delle università a distanza è caratterizzata dal’evoluzione degli aspetti di tecnologia delle prestazioni. Quel che consente di accertare che efficacia, opportunità interattiva e orizzontalità tra corsista e docente si sono aggiornate in relazione alle dinamiche di un utilizzo dell’E-learning in grado di valorizzare profitto studentesco, socialità nella triangolazione supporto-docente-studente e, infine, confronto sincrono-asincrono nell’insegnamento, di volta in volta impartito, ottimizzando lo scambio cattedra-corsista o l’offerta delle lezioni, in modo tale da facilitare l’autocorrezione da parte dell’allievo stesso[5]. Ohibò, tutto sapidamente ‘socratico’!

Ma basterà questo recupero, per l’E-learning, delle radici classiche – certamente care alla cultura più accigliata del nostro Paese, ma non solo ad essa –  a farlo accettare anche in una dimensione circoscritta alla DaD? Toccherà, credo, alla tecnologia – ai suoi aggiornamenti e adattamenti a condizioni e destinatari – svolgere un ruolo attivo e pressoché esclusivo di facilitatrice del ricorso ai nuovi paradigmi di quella che era nata come media education. Anche se sappiamo che è alla dimensione umanistica spetta «tessere insieme i diversi codici in una visione plurima, sfaccettata del mondo»[6]. Purché la sfida nuova consista nel fatto che «degli uomini prendono possesso della scienza e della tecnica agendo sulla base di un autentico umanesimo»[7]. Insistendo sulla traccia dell’analisi qui condotta, alla ricerca della fonte antropologica, che alimenta l’applicazione tecnica nell’attività dell’uomo, nel caso, in ambito formativo.  

*Paolo Rico, scrittore


1 Ho potuto intervistare – grazie alla collaborazione di docenti, miei conoscenti, e di loro cortesi alunni –  sulla scorta di un questionario alcune scolaresche in vacanza di tre aree geografiche (Nord: Belluno; Centro: Avezzano, in provincia dell’Aquila; Sud: Catania). In particolare: a) l’85% degli interpellati ha bocciato la DaD e il 10% circa l’ha appena appena graziata; b) il 55% del campione ha ammesso di aver trovato in rete nuove amicizie, abbandonando, nel 43% dei casi, gli abituali compagni di classe; c) il 70% dei ragazzi ha giudicato «più comprensivi» in DaD gli insegnanti; d) dato inverso del precedente comma c) il giudizio sull’apertura degli amici, che la DaD avrebbe addirittura «compromessa»; e) famiglie, infine, ritenute «non straordinariamente apprensive» in Dad anche se: f) il 73% degli studenti si è riconosciuto «più nervoso» nel periodo di impegni scolastici a distanza.

2 GEORGE RITZER, La McDonaldizzazione della produzione, Roma, Lit Edizioni ‘2017

3 SEFANO AMENDOLA, E-learning e mondo classico: risposta moderna ad esigenze antiche, Salerno, Scholia ‘2004. Mi permetto un riferimento personale: PAOLO RICO, Fine della ‘fiaba’: minori nella ‘selva mediatica’, Tic, L’Aquila ‘2004.

4 PAOLO PERTICARI, L’educazione ‘impensabile’. Apprendere per difetto nella rete globale, Milano, Eléuthera ‘2007.

5 FILIPPO LA NOCE, L’E-learning. La nuova frontiera della formazione, Milano, Franco Angeli ‘2002.

6 ITALO CALVINO, Lezioni americane, Milano, Mondadori ‘2016.

7 ROMANO GUARDINI, Ansia per l’uomo, Brescia, Morcelliana 1970.

Paolo Rico