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Un viaggio nella spiritualità tra arte e cultura

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Sergio, che ruolo e importanza hanno per te l’Arte e la Cultura nella nostra società? 

L’arte è cultura, la cultura è arte; sono due realtà fortemente intrecciate e interscambiabili. Di sicuro, quello che meglio descrive l’arte è la capacità di riassumere la cultura del proprio tempo.  La Treccani, dà questa definizione di cultura: “Complesso delle istituzioni sociali, politiche ed economiche, delle attività artistiche e scientifiche, delle manifestazioni spirituali e religiose che caratterizzano la vita di una determinata società in un dato momento storico”. La prima concezione umanistica di cultura e di arte affonda le radici in Platone e Aristotile. Per i filosofi greci la cultura consiste nell’apprendimento delle belle arti, come la poesia, la filosofia, la retorica. Tramite lo studio di queste ultime, l’uomo acquisisce la conoscenza di sé, del mondo e, allo stesso tempo, viene guidato alla ricerca della verità anche nel contesto multiculturale (una vera ricchezza) del terzo millennio. L’arte, è la summa della cultura del tempo di riferimento; attraverso la lettura delle opere d’arte c’è la conferma di ciò. Nella produzione artistica c’è tutta la descrizione delle istituzioni sociali, politiche ed economiche, della spiritualità, del misticismo prevalente in quel tempo, come: musica, pittura, scultura, poesia, letteratura, cinema e arti in genere.  Quindi, da Platone a Michelangelo, da Alighieri a Van Gogh, da Mozart a Picasso, da Giulio Cesare a Machiavelli, passando nei pressi di Leonardo da Vinci e Fellini… arte e cultura esprimono una simbiosi perfetta. Quindi, per me, svolgono un ruolo di fondamentale importanza.

Nei decenni passati e ancra oggi molti affermano che “tutto ormai è già stato fatto, scritto e rappresentato”. Sei d’accordo con questa affermazione? 

Ieri, oggi, domani. Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Il pittore Paul Gauguin dipinse un bel quadro a tal proposito nel 1897, molto significativo. Eraclito identificò la forma dell’essere nel divenire “Poiché ogni cosa è soggetta al tempo e alla sua relativa trasformazione”. Chi può mai pretendere, al giorno d’oggi, di essere un Pico della Mirandola? Facendo le debite proporzioni, c’è Wikipedia…senz’anima, però. Non è stato detto assolutamente tutto, anzi! Passerà ancora tanta acqua sotto i ponti e vi saranno ruscelli a zampillare vita e nuova creatività, sempre che l’uomo permetta ciò. Un tempo il cosiddetto lustro durava cinque anni, oggi un lustro viene “bruciato” dalle tecnologie in pochissimo tempo, si pensi all’avanzamento in ogni campo del sapere. Ciò che è stato detto e fatto in passato, serve per vivere meglio il presente in proiezione futura, in una continua e, a volte, spaventosa evoluzione. Quindi, dal Bolero di Ravel, alla radio di Marconi, da Aspettando Godot di Samuel Beckett, a La Pietà del Maestro Davide Foschi; siamo tutti in viaggio nel meraviglioso mondo della conoscenza, sulla Terra, sulla Luna, su Marte, poi chissà dove… Sperando di far leva sui valori che contano davvero, per cui l’uomo possa utilizzare le nuove scoperte e il sapere per il bene dell’umanità.

Centralità dell’essere umano; riscoperta delle origini per ricostruire il nuovo futuro; riappropriarsi del senso della meraviglia e del sublime. Quali sono i valori e gli ideali che condividi maggiormente che caratterizzano il nuovo rinascimento?

Sono perfettamente in linea con le domande suddette, poiché chi può contestare la centralità dell’uomo nel terzo millennio? Durante il “vecchio” Rinascimento l’uomo viene visto come uomo (plasmatore), immagine del Dio (creatore). Per questo nel Rinascimento non vi è una scelta tra Dio e l’uomo, ma è ammessa sia l’importanza di Dio che quella dell’uomo. Infatti, si ha una visione “antropocentrica” che tende a vedere l’uomo al centro e Dio alla periferia, senza negare nessuno dei due. La meraviglia, che meraviglia la meraviglia…vista come origine e stimolo della filosofia; la meraviglia, utilizzata come senso di stupore sperimentata dall’uomo quando, soddisfatte le immediate necessità materiali, comincia ad interrogarsi sulla sua esistenza e sul rapporto col mondo (anche secondo un testo di Aristotile). Per concludere, mi riconosco nello stile del Nuovo Rinascimento, apprezzo soprattutto la valorizzazione delle diverse sinergie tra arte, scienza, cultura, economia, educazione, rispetto reciproco, dignità, con un nuovo stile di vita, per promuovere quel magico “viaggio nella spiritualità” alla riscoperta del bello.

*Stefania Romito, giornalista

Stefania Romito